Il momento di uccidere
La giuria
Il partner
L'avvocato di strada
Il testamento
La convocazione
Il re dei torti
Lo
spietato mondo giudiziario è un’ottima prospettiva per analizzare la società
americana, il legal thriller l’ideale espressione narrativa per la
relativa analisi, e John Grisham è il profeta
del genere, lo scrittore che ne ha messo a punto i meccanismi di seduzione
letteraria, mettendo a segno con puntualità allarmante (un titolo all’anno) una
lunga lista di bestsellers. Detto questo e tributato a Grisham
quanto gli spetta, è anche vero che, nonostante l’autore americano non abbia
legato il suo nome a personaggi seriali (come la collega Patricia Cornwell),
l’abuso di un genere – per quanto proprio il precedente romanzo, La casa
dipinta, derogasse dal thriller giudiziario – porta quasi
fisiologicamente ad inevitabili momenti di stanca. Diciamo subito che la più
recente creatura grishamiana, La convocazione, si colloca alla
perfezione nella parabola calante dello scrittore,
che dura almeno da L’avvocato di strada. Comunque, in attesa che la vena
di romanzi quali Il momento di uccidere, Il socio e Il partner
si riaccenda, è da rilevare che La convocazione offre almeno un incipit
piuttosto incisivo e l’ennesima variazione sul tema più caro a Grisham, il lato oscuro
della ricchezza nell’ambito dell’american way of life. Il protagonista,
Ray Atlee, è un tediato docente di legge della Virginia University e passa le
sue giornate alternandosi alla stesura di un noioso saggio giuridico, il
corteggiamento estemporaneo di avvenenti studentesse e il volo solitario a bordo
di un piccolo Cessna: gli sterminati orizzonti che gli si dipanano davanti lo
aiutano infatti a superare il rancore sommerso per il benservito della moglie,
che l’ha mollato per un maturo miliardario. Ovvio che il punto culminante de La convocazione
sia una fredda lettera d’invito, in cui con frasi misurate il vecchio
giudice Reuben Atlee, magistrato integerrimo da tempo afflitto da un male
incurabile, ha chiamato alla malandata dimora familiare i suoi due figli, Ray e
lo scapestrato Forrest, per sistemare le cose in vista della sue imminente
dipartita. Il protagonista, che non vede il padre da anni, resta infastidito
dalla missiva, il giorno stabilito parte per arrivare puntuale alla casa
paterna ma, una volta giunto a destinazione, trova il genitore già morto, forse
stroncato da una dose eccessiva di morfina. In attesa dell’arrivo del fratello
– classica pecora nera della famiglia nonché tossicodipendente cronico –, Ray
s’imbatte in alcune scatole piene di denaro, per una cifra complessiva di oltre
tre milioni di dollari: una somma sorprendente che il padre non avrebbe mai
potuto accantonare dal suo modesto stipendio di magistrato. Dopo aver
rapidamente escluso di avvertire il fratello della scoperta, Ray comincia una
tortuosa ricerca per stabilire il mistero del ‘malloppo’: progressivamente
sedotto dal fascino discreto della ricchezza, ben presto il protagonista
scoprirà di essere stato risucchiato in un gioco molto pericoloso. Secondo
copione Grisham
dilata ad libitum il momento dell’immancabile finale a sorpresa, ma la suspense
stavolta non regge fino in fondo né le molte sottotrame sono sorrette da
un’impeccabile logica narrativa. E’ anche vero che la prosa di Grisham è sempre
piuttosto intrigante e La
convocazione si fa leggere fino all’ultima pagina con scorrevolezza.
John Grisham, La convocazione, Milano, Mondadori, 2002; pp. 322
Voto
6½
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