Leo Prina
La ragazza dei giorni pari
Un giallo contemporaneo sull’arroganza del caso
Mauro Pagliai Editore, 2009, pag 272, br., € 13, ISBN: 978-88-564-0084-7 Collana: Giallo & Nero / I colori del brivido, 11 Settore: L2 / Romanzi Altri settori
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Chissà se Leo Prina
ama i gialli o è solo il primo genere con cui ha deciso di mettersi alla
prova? Di sicuro in questo suo riuscito debutto editoriale allarga i margini
del giallo e del noir alla contemporaneità. E lo fa in maniera decisamente coinvolgente.
A leggere fra le righe questo suo “La ragazza dei giorni pari”
emergono infatti modi, vizi e virtù di una
società in continua evoluzione (o involuzione), che si svela (senza far
rumore) accendendo per un attimo i riflettori sull’arrivismo, sulle caste
professionali, sul senso di invulnerabilità dei politici, sulla voglia
di sgomitare degli imprenditori e sul mondo circostante che, visto
dall’alto, sembra un formicaio improvvisamente scoperchiato.
L’autore non si lascia mai andare a giudizi di merito, ma in questa sua
narrazione serrata, quasi da telefilm cult (alla NCIS, Criminal Minds, Cold Case o alla maniera di
Senza Traccia) invita di fatto
chi legge a interrogarsi sull’umano rutilare verso uno scopo, sul senso di
questa vorticosa human race senza respiro.
Leo Prina usa il giallo per parlare anche di altro e, allo stesso tempo, fotografa una vita a riflessi noir. Anche se non è il caso di
paragonare questo romanzo, pur scritto con brillantezza, a “Caos
calmo” di Sandro Veronesi, è impossibile non farsi rapire da una tela narrativa ricca di sprazzi di solito poco frequentati dal
noir, che danno al plot una marcia in più per
intrigare il lettore. Un esempio per tutti “L’arroganza del Caso”, che non è solo il libro scritto dal protagonista (Armando Vega –
alias Arthur Vargas) fra un evento e l’altro, ma rappresenta un po’ la chiave di lettura di tutta l’opera.
Se a questo si aggiunge un pizzico
di ironia nel disegnare i vari personaggi (che
affascinano per i loro difetti, per il non detto, per la loro vita non espressa
a pieno, per le loro retromarce) si capisce che ci troviamo di fronte a un
giallo anomalo. “La ragazza dei giorni pari” è un lavoro che
si avvantaggia di un frizzante modo di scrivere per immagini, a un thriller
vibrante, arguto e scellerato quanto basta per affascinare qualsiasi tipo di
lettore.
I cattivi non mancano in questo frenetico plot, come i momenti di azione, le fughe, i referti medici, i killer, le sparatorie, i cambiamenti di identità, il fascino femminile le
vicende private, le coincidenze e le atmosfere hard-boiled, ma quando dal mondo
sotterraneo metropolitano emerge una tribù di simpatici homeless, vengono in mente gli odori esotici, la multiculturalità di Belleville, cara ai racconti di Daniel Pennac.
E’ in questo universo - non universo, in cui si
respira un’umanità che sembra sconosciuta ai nostri giorni, che
Prina fa intravedere riflessi di ottimismo che sembrano infrangere il lato buio
della vita. Ma poi la narrazione vola, il racconto
riprende vorticoso, implacabile. Come ogni lunedì mattina dopo un
weekend perfetto. Di queste indovinate discrepanze e di altre invenzioni si alimenta il romanzo edito da Mauro Pagliai alla fine del 2009 nella collana
Giallo & Nero. Un’opera prima interessante che, se ben distribuita e
pubblicizzata, ha le potenzialità giuste per lanciare un nuovo narratore
nel panorama del giallo italiano.
Voto
8
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