La tigre e la neve
Pinocchio - recensione
Pinocchio - presentazione
La vita è bella
Tripletta da Oscar per Benigni
Benigni Roberto di Luigi fu Remigio
E l'alluce fu
Il
distillato del Benigni-pensiero in un volume che accorpa, in un’agile cavalcata
nel fertile terreno della comicità, le battute più micidali, i monologhi più
taglienti, le dichiarazioni più audaci del popolare
comico toscano: E l’alluce fu fondamentalmente è un testo non
scritto, una silloge di memorabilia raccolte con amore certosino dal
curatore Marco Giusti ed introdotte a suo modo dallo stesso Benigni, con uno
lucido contributo critico di Cesare Garboli in appendice. Il tutto senza grossa
attenzione alla cronologia comica di Benigni né preoccupazioni di
sorta per la sistematicità della proposta: per certi versi E l’alluce fu
è una sorta di Bignami dell’arte del comico più amato su scala nazionale –
senza dubbio il comico italiano più apprezzato nel mondo – , nel senso che
delle tirate più esilaranti e degli assoli più incredibili non ne manca nessuno
all’appello. Ottimo ed esaustivo come compendio comico della carriera di Benigni,
il volume funziona anche sul fronte sottilmente umoristico, pur privo della
controparte scenica, decisamente caratterizzante degli spettacoli del folletto
toscano. Anche sulla pagina scritta emerge con vigore l’afflato talvolta
insostenibilmente lirico, altre volte beceramente mordace, altre ancora
sapientemente rurale che Benigni letteralmente trasuda sul grande e sul piccolo
schermo, ed in particolare sul palcoscenico,
il suo luogo di espressione ideale a livello quasi fisiologico. Esemplificare
sprazzi di E l’alluce fu è un po’ come cercare di dare l’idea di un
torrente in piena: ci limitiamo ad osservare che i bersagli satirici ed i
soggetti comici sono quelli di sempre. Benigni affronta luoghi
comuni del quotidiano, sviscera dubbi inconsueti in materia religiosa, parla di
donne, di cinema, di assurdi geografici, fustiga i politici, ammalia anche
sotto il versante canoro alternandosi tra l’apologia scatologica de L’inno
del corpo sciolto, la satira politica di Quando penso a Berlusconi ed
il lirismo sentimentale di Quanto t’ho amato. Il titolo del volume
allude al chiarimento di una delle numerose falle concettuali della Bibbia:
Mosè scrisse “E la luce fu”, Dio notò invece che Adamo ed Eva inciampavano
perché privi del dito d’appoggio, e per risolvere il problema disse “Sia
l’alluce e l’alluce fu” (questione di dettagli...). I monologhi e le gags
del comico toscano
sono, a detta dello stesso Benigni, un miracolo irripetibile in quanto questo
libro è ascrivibile alla produzione degli autori “scritti” e non “scriventi”:
distinzione non da poco, considerando che nella storia gli unici altri due
esempi del settore sono il pensiero socratico (redatto da Platone) ed i Vangeli
(raccolti dai quattro evangelisti), e che, a differenza di Gesù e di Socrate,
il comico di Vergaio è vivo ed in grado di introdurre il proprio materiale.
Nella migliore tradizione del fool shakespeariano, mentre una risata
tira l’altra, spirano molte verità tra le pagine de E l’alluce fu. Imperdibile: Benigni at
his best.
Roberto Benigni, E l'alluce fu, a c. di M. Giusti, Torino, Einaudi, 1996; pp. 165
Voto
8
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