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  02/04/2025 - 03:30

 

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Compagnia Virgilio Sieni
De Anima
Regia, coreografia, scene, costumi Virgilio Sieni. Interpretazione e collaborazione Ramona Caia, Giulia Mureddu, Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Andrea Rampazzo, Davide Valrosso. Musiche J.S. Bach, Tenore de Orosei. Sartoria Emma Ontanetti - Elaborazione costumi Giulia Bonaldi. Cappelli Antonio Gatto - Elementi scenici Chiara Occhini. Luci Davide Cavandoli e Roland Van Ulden - Allestimento Viviana Rella. Foto Akiko Miyake
Produzione 2012_ La Biennale di Venezia / Compagnia Virgilio Sieni, dal 27 dicembre al 6 gennaio 2013 a CanGo di Firenze

 




                     di Giovanni Ballerini


"Le danze sono come una raccolta di appunti. Arrivano dal buio, dal fondo, vicine. Danzano sempre nel loro essere attratti l’uno dall'altro. Entrano a folate, sembrano gruppi di famiglie, giochi di amici, esistenze lasciate e poi cullate: il tutto si sostiene tra corpi che cedono. Folate che fanno emergere una raccolta di quadri: tutti appunti, margini, pieghe sull'anima".
Va in scena a Firenze De Anima, l’ultima creazione di Virgilio Sieni. Il neo direttore della Biennale Danza di Venezia (2013 – 2014 – 2015) la propone dal 27 dicembre al 6 gennaio 2013 a CanGo (Cantieri Goldonetta - Via Santa Maria 25 - Tel. 055 2280525 / 2337681  cango@sienidanza.it).
La Compagnia Virgilio Sieni porta sul palcoscenico una sinfonia di personaggi irreali e sghembi, attingendo dall'iconografia picassiana dei periodi blu e rosa: un mondo di malinconici saltimbanchi, che si colloca alla base delle suggestioni visive che popolano questo spettacolo. Il De Anima di Virgilio Sieni è un lavoro che guarda all'origine delle cose, uno squarcio su un frangente di vita sospesa, che chiama in causa Aristotele e le sue teorizzazioni sull'anima come forma incorporata nella materia, immanente al corpo e ad esso legata da vincoli indissolubili e imprescindibili. De Anima è un affresco rarefatto e inquieto, che ha il tenue cromatismo degli affreschi del Tiepolo e la spigolosità delle figure di Balthus.
"Ogni quadro, come dei brevi racconti, cerca di esporre dei quesiti sul filo della narrazione: sono danze composte di accelerazioni, declinazioni e sospensioni verso l'attesa. Figure compassionevoli che rimandano lontanamente ai saltimbanchi, giocolieri e arlecchini di Picasso – spiega Sieni -. Figure che sembrano evaporare dall’acqua, dall’umido. In questo arrivare dal fondo, nel presentarsi in scena, si cerca di esporre un ciclo di figure ai bordi di stanze immerse nella penombra dove il realismo si scioglie nella caduta continua nelle forme dell'anima. Stanze del vivere in quanto sempre in attesa dell'altro”.
Sul palcoscenico aperto si muovono sei presenze, inquiete e disarticolate eppure dotate di una lievità struggente, perfetta: sei arlecchini senza maschera, che emergono e scompaiono da quel fondale rosa Tiepolo che è unico elemento aggiunto al palcoscenico nudo. Tra impeti giocosi, malinconiche attese e tocchi di tenue clownerie, questi manichini filiformi e leggeri disegnano quadri distinti eppure accomunati da un fil rouge fatto di slanci e sospensioni.
"L'anima come forma del vivente (Aristotele) apre a squarci dell'umano. In questo contesto emergono le figure dello spettacolo, apparentemente malinconiche. Un'oscurità profonda, un'instabilità umana che nutre, in questo caso, il sorriso e l'ingegno originario dei danzatori. La tattilità agita come sostanza trasparente è la vera origine di ogni quadro, pensando alla luce del gesto sempre procurata dal calore delle rotazioni. Ogni danza è anche pensata secondo alcune indicazioni tratte dal De anima di Aristotele sui sensibili comuni a più sensi, il movimento, la quiete, il numero, la figura, la grandezza, che ci avvolgono in una ampia consapevolezza nei confronti degli altri corpi; così come il medium di ogni senso, quel canale che ci lega organicamente al flusso denso dell'invisibile. E infine, chi sono questi giovani dal viso pallido che arrivano dal fondo, declinati con forza e abbandono al gesto della danza, e che noi incontriamo lungo il sentiero impervio della quotidianità? Senza volerlo ci indicano il tempo racchiuso nelle particelle di movimento che formano la figura fragile del passaggio nel trasparente del bosco: come boscaioli vedono nella fitta selva i sentieri erranti che edificano il corpo nel suo evaporare al gioco fanciullesco della maturità".

Voto 8 

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