Le onde del destino
Idioti
Dancer in the dark
Dogville
<b>Le onde del destino narra la storia della giovane Bess, ingenua e fervida
credente di una bigotta comunità insulare scozzese all’inizio degli anni
Settanta. La ragazza si sposa con un operaio e per un breve periodo riesce ad
essere felice, pur soffrendo per le continue assenze del marito, che lavora in
una piattaforma petrolifera marina. Dopo un incidente l’uomo torna paralizzato
(ed impotente), e la esorta a farsi un amante: prima riluttante, la ragazza
inizia a concedersi ad una turbe di sconosciuti, degradandosi sempre più,
convinta che soltanto così potrà salvare l’amato marito. Scomunicata dalla
chiesa locale, finisce uccisa da due violenti, ma il suo sacrificio ai limiti
dell’umana sopportazione, incredibile a dirsi, permette il miracolo. Una sorta
di rivisitazione moderna della Justine di De Sade shakerata con lo
stile traballante del Dogma 95: un
film pretenzioso e discutibile, irreale (e surreale), ambiguamente mistico,
talvolta irritante ma a tratti intenso e perfino commovente, soprattutto per il
magnetismo naïve garantito dall’attrice teatrale Emily Watson,
all’esordio dietro la macchina da presa. Nonostante sia arduo contestarne la
confezione narrativa e drammatica, Le onde del destino sembra un film
quasi geneticamente concepito per urtare la sensibilità dello spettatore,
scuotere la morale comune e suscitare controversie, innescare infinite
discussioni, insomma. D’obbligo segnalare la colonna sonora d’annata che
contrappunta la storia. Il film di Lars von Trier si
aggiudicò il Gran premio speciale della giuria all’edizione 1996 del Festival
di Cannes.
Le onde del destino - Breaking the waves, regia di Lars von Trier, con Emily Watson, Stellan Skarsgård, Jean-Marc Barr, Katrin Cartlidge; drammatico; Dan./Sve./Ol./Fran./Norv.; 1996; C.; dur. 2h e 38'
Voto
7½
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