Il titolo potrebbe ingannare. Poca donna, molto
contemporaneo, con punte di trito e banale, i classici del nostro tempo
ritornano a piene mani e polmoni (Bin Laden, Bush e compagnia cantante)
e momenti di sana ilarità fuori dai denti. Spezzoni e imitazioni per la romanissima Francesca
Reggiani. La crisi della sinistra è affidata all’alter ego di Sabrina Ferilli,
uno dei suoi cavalli di battaglia meglio riusciti, strizzata nel reggiseno ne
spara a raffica: “Nanni Moretti, Veltroni con
le guance alla zuava ed il filo interdentale Fassino sono la crisi anoressica della sinistra, la Gioconda di Leonardo
assomiglia alla Annunziata, la vita è una questione di
culo, o ce l’hai o te lo fanno”. Ottima trasformista e imitatrice, la Reggiani. Scade nel solito beppegrillismo
o guzzantismo di
maniera, le critiche alle autostrade, all’esportazione della democrazia, ai
telefonini, alle tariffe, ai reality tv, alle sigarette lasciando freddino il
pubblico fiorentino che però pian piano si scioglie e
gli applausi cadono come neve in Scandinavia. Acuti della serata la trance sui single, “Sole 24 ore è la rivista delle zitelle”
o “Single bell cantato sotto l’albero di Natale”,
sulla depressione e la solitudine, sull’ansia moderna, Ikea in testa, fino a
Susanna Agnelli quella che non vede differenza tra l’essere e l’avere perché
“non c’è nessuna differenza tra essere ricchi ed avere molti soldi”. Nota positiva l’ultimo capitolo su un Dio che assomiglia
tremendamente a Berlusconi, con la finezza di non nominare mai l’Innominabile.
Voto
7 ½
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