Se dovessimo fare un bilancio della nostra esistenza fin qui vissuta quali sarebbero le cose positive e quelle negative, quali le belle e quali le brutte?
Parte da questa visione filosofica il monologo, 1h 10’ di risate e buonumore, di Andrea Muzzi, l’eterno Peter Pan" toscano, ultimamente molto in voga nel circuito fiorentino e non solo.
Attore benvenutiano, comparsa in alcune pubblicità, la birra , conduttore del “Laboratorio Zelig” al Teatro di Rifredi, dove porterà in scena anche questo “Chiedo Asilo Nido”, il 28 e 29 ottobre, nonché la replica del “Dottor Faust o la Cabala del Golem” a febbraio.
Tra tutte queste attività professionali Muzzi ha anche trovato il tempo di diventare papà e di scrivere questo testo, a quattro mani insieme a Giampiero Pizzol, profondamente autobiografico: i pannolini, la suocera, i continui squilli della moglie.
Il matrimonio ed i figli naturalmente cadono nella colonna di destra, quelle delle cose brutte.
Con i capelli scompigliati alla Giamburrasca, vestito con un camice bianco da professore della Mutua all’Alvaro Vitali, il Pierino del soft anni ’80, Muzzi si avventura nell’analizzare la vita quotidiana con le modalità di un Benigni di periferia, giocoso e solare, grillo saltellante come il Roberto di Vergaio sulle poltrone di Hollywood alla consegna dell’Oscar per “La Vita è bella”, nei suoi riccioli alla Sherley Temple.
“L’uomo e la donna sono le persone meno adatte per vivere insieme”, questa battutta era di Massimo Troisi ma viene ripresa con egual ironia e seguito da parte del pubblico over 50, chic ma di sinistra, con in tasca 25 euro per la cena ed altri 10 per la tessera di abbonamento al Circo-lo Teatro del Sale
Si muove come una macchietta, un fumetto uscito da una penna adolescente che ancora non conosce le ombre e le linee rette, una maschera di gomma malleabile, una bocca da rificolona, due occhi piccoli da luna park.
Dopo riferimenti alla Bibbia, una frecciata sul mondo del lavoro e l’immancabile stoccata all’euro, si arriva alla conclusione un po’ datata che nel “gene della donna c’è scritto di rendere la vita dell’uomo impossibile”.
Il nostro, Pinocchio snodabile, uscito senza permesso da una favola troppo colorata, un po’ Francesco Nuti agli esordi, ma meno “cattivo”, sulla falsa riga del buonismo di Pieraccioni, meno acido del somigliante Paolo Migone, quello de “Glielo ho fatto io l’occhio nero al Panda” di Zelig, si imbarca nella disamina tra testa e cuore, tra la continua lotta del cervello freddo e razionale e l’emotività calda e pulsante dell’unico muscolo involontario del corpo umano.
“Il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano, che è anche il titolo del nuovo show del sabato sera di Panariello, chissà se c’è un qualche connubio nascosto e involontario o un sotterraneo condizionamento latente, chiude i battenti del teatro-ristorante- circolo fiorentino.
Voto
7,5
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