Un excursus sui “martiri”
del nostro tempo. Giovanna
d’Arco è un pretesto per parlare
d’altro, d’attualità, di teatro civile e politico. La Guerritore sta
al centro del palco, muscoli in bella vista, maglietta da boxer,
stivaloni, parastinchi e gomitiere di metallo, a metà
tra guerriera, amazzone, monaco Shaolin,
sacerdotessa della battaglia. La
Fede e la guerra a braccetto. In mano la
spada del Signore, della Verità. Enfasi, pathos che sfiora l’incenso,
profumo di angeli, voci, visioni, misticismo,
conversione. Dietro di lei il palo che la vedrà arsa
viva per eresia, palo che si trasforma in totem, in status quo, in già detto,
nell’anacronismo viscerale e pietrificato delle idee che non vogliono piegarsi
al tempo, al cambiamento, alla ragione, albero di una nave sulla rotta
dell’arroganza e dell’abuso di potere. La Pergola è
un lazzaretto insopportabile: 1000 colpi di tosse prima che lo spettacolo si concluda, parafrasando la Melissa nazionale. Azzeccata l’idea di svecchiare
il classico concetto dello spettatore medio della Pergola attraverso l’uso
forsennato del video e le musiche contemporanee, addirittura la platea batte le mani incredibilmente a tempo su “The show must go
on” dei Queen. Schermo utilizzato per affiancare e
supportare il testo: appare così il corpo del Che ucciso in Bolivia, Martin Luther King ed il suo “I have a dream”,
piazza Tien An Men ed i
carri armati fermati da uno studente. Ma è cambiato
veramente qualcosa in Cina? O è soltanto un riempirsi la bocca di idee fumose? La domanda aleggia al di
là del perbenismo radical chic della potenza
delle immagini. E dopo i
Queen, con Freddie
Mercury quasi elevato a nuovo
martire dalla Guerritore, forse perché siamo vicini
al primo dicembre giorno della lotta all’Aids, ecco la voce roca e strascicata
di Tom Waits, l’evocativa gutturale dei Carmina Burana, inquietante nel silenzioso buio, le parole stampate
a caratteri cubitali di Giordano Bruno, anch’egli infiammato sulla pira.
L’ultimo grido, “Dio perché mi hai abbandonato”, l’avvicina a Cristo sulla
croce ed alla santità, comunque arrivata nel 1920 per
la vergine diciannovenne vissuta a metà del quindicesimo secolo. Rimane il
dubbio sull’effettiva presa di posizione della Guerritore se qui difenda la
laicità dello Stato o se innalzi e inneggi ad una guerra di religione. Un’altra Oriana Fallaci?
Il finale profetico non ci è piaciuto, in platea a braccia allargate, capienti.
Forse il personaggio ha traboccato pericolosamente nella persona. Da far vedere
a Papa Ratzinger.
Voto
6
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