Il teatro di Cesar Brie
Personale a Fabbrica Europa 2006
Alla Stazione Leopolda va in scena Il mare in tasca, il 9 mmaggio 2006, Solo gli ingenui muoiono d’amore, il 10 aggio 2006 e Otra vez Marcelo, il 12 e 13 maggio 2006, che viene replicato venerdì 7 dicembre 2007 alle 21,30 al Teatro Verdi di Poggibonsi
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Tre spettacoli, tre modi per esaltare la parola, per
ritrovare il gesto, per calarsi in un’atmosfera tutta sudamericana,
passione, fisico, sangue e sudore, per scoprire, ed i più fortunati riscoprire,
l’arte del grande Cesar Brie. A Fabbrica Europa sono stati giorni da tutto
esaurito con una platea giovane elettrizzata ed entusiasta di fronte
all’attore- drammaturgo- regista argentino, trapiantato in Bolivia, adottato
dall’Italia dopo l’esilio dalla dittatura dei generali, sua- nostra fortuna. Brie rimane comunque un
desaparecido che è riuscito a far sentire la sua voce, ma comunque sempre un
disperso. Più incisivi le vecchie piece rispetto
all’ultima produzione. Ne “Il
mare in tasca” a farla da padrona è la componente poetica, il sogno e la
lotta infinita tra la terrenità dell’uomo, con le sue
paure ed i suoi limiti, contrapposta all’onnipotenza inspiegabile ed incapibile del Dio cattivo che tutto può fare e disfare. Il
paragone tra il prete, messaggero di un codice “altro” e fuori legge, e
l’attore, i fedeli e lo spettatore, è il trampolino per interrogarsi sul senso
del teatro ma anche per affrontare il dilemma della passione nel fare le cose. Allo specchio un Dio- dittatore sudamericano che impartisce regole
stupide a bocca piena. E’ il mare- infinito che entra nella piccola
tasca quotidiana dell’ultimo disgraziato imbavagliato, il sogno, l’amore, che
riesce a spezzare la crosta- buccia- scorza dell’esistenza, proprio quel gesto
che permette l’autoassoluzione nella piena
consapevolezza di sincerità contro ogni indifferenza sociale e civile. Ne “Solo
gli ingenui muoiono d’amore”, il più riuscito, Cesar va al funerale di se
stesso, la scena iniziale ricorda l’Emma Dante di “Vita
mia” anche se dopo se ne discosta, di ciò che era e che è morto con l’esilio.
Il giovane che protestava, che faceva processioni e cortei, che alzava la voce ed ha pagato. Ma è
l’amore il filo conduttore, che salva. La nostalgia è un fardello, ma è una
soma dolce da portare con quel filo di ingenuità e
follia che rende liberi e bambini per sempre. Nell’ultimo e toccante “Otra vez Marcelo”,
un’altra
volta Marcelo, proviamoci ancora, con una strepitosa Mia Fabbri (che viene replicato venerdì 7 dicembre 2007 alle 21,30 al Teatro Verdi di Poggibonsi). Al di là dei molti momenti di semplice ed altissima poesia onirica misto danza, il tutto risulta a tratti un po'
didascalico e documentarista, come una lezione sulla storia boliviana, troppo
lontana che sembra sfumare nella leggenda in una continua ricerca della verità,
dei colpevoli, in un giustizionalismo che crea uno
spartiacque tra buoni e cattivi, fa scorrere lacrime di commozione sull’onda
lunga del sangue, della repressione, nel ricordo di quel Che Guevara
che sopravvive in ognuno di noi. Ciò che unisce i tre spettacoli è il palco
ricolmo di oggetti che viene martoriato, come la vita,
come le cose usate e quindi paradossalmente non usurate, distrutto ed infangato
da stille di desiderio, di anni che strusciano lasciando ferite e cicatrici,
segni indelebili e lividi permanenti. L’immagine dell’arena dove si è mosso Brie nel post è uno spettacolo
nello spettacolo, non è la semplice fine di un’esperienza ma un respiro,
teatrale si, più ampio sul senso delle cose. Amatevi sembra
essere il messaggio finale. Che arriva in ogni poro.
Fabbrica Europa l’11_maggio 2006
ha anche organizzato un incontro con César Brie, con la proiezione di due film: “La hacienda del
Teatro” di Reinhardt Manz, produzione Point de Vue,
2001 e ”Dalle Ande agli Appennini” di Giancarlo Gentilucci, produzione Regione Abbruzzo
e dipartimento Arti e Spettacolo, Università dell'Aquila, 2000.
Voto
9
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