Il coraggio di D’Anna è quello di non rincorrere le facili piste del genere, ma creare un possibile seguito del Il morso sul collo
di Simon Raven, precedentemente pubblicato dalla Gargoyle Books. Dico possibile, perché l’idea che sorregge il romanzo non è quella di perseguire
sulle basi del romanzo originale, ma si discosta per ricreare un proprio
scenario autonomo, calando la storia negli abissi del gotico. L’orrore non si
propaga per scatti violenti, ma si svela nel percorso intricato di misteri e
suicidi e dove il male diventa razionale nelle maglie di un indagine che svela i punti oscuri della storia del periodo. Allora si
parte dalla Londra 1958 dove la scomparsa dalla tomba di una marchesa caduta in
disgrazia, musa ispiratrice di
D’Annunzio, appassionata di occultismo, i cui protagonisti sono alla
ricerca del suo calco di cera, ci cui avrebbe potuto ritrovare nuova vita. Quindi una corsa contro il tempo che catapulterà i nostri
eroi tra le calli nebbiose di Venezia ad una Berlino ancora ferita dalla guerra e dai flussi maligni di alcune società segrete che
hanno dato il loro supporto alle onde nazional-socialiste del nazismo. Ma è proprio la figura della Marchesa nel suo complesso, l’occhio che uccide e pervade di funesti presagi il racconto, e non c’è speranza per l’umano di
uscirne da questo grottesco labirinto che non è incasellato in una semplice giostra di citazioni, ma è un sublime
romanzo di scrittura che seduce per saper
coniugare personaggi storicamente esistiti con un inventiva horror sagace, che ammaglia per la sua semplice aderenza alla tradizione letteraria incidendo la pagina con sicurezza e cogliendo
appieno lo spirito stesso del genere.
Voto
8
|
 |
|