Riccardo Bruscagli
Studi cavallereschi
Società Editrice fiorentina, Firenze, 2003; pp. 241
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori...
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Del
suo maestro Lanfranco Caretti, Riccardo Bruscagli
scriveva: “Caretti non scelse il Tasso; ne fu scelto”. Questo vale, mutatis
mutandis, per Bruscagli stesso che, nel corso di decenni di studi e corsi
universitari, si è dedicato ai grandi poeti ferraresi (Matteo Maria Boiardo,
Ludovico Ariosto e Torquato Tasso) in particolare, ed ai romanzi cavallereschi
in generale; amore e passione ‘cavallereschi’ che gli sono stati sicuramente
trasmessi da Caretti e che Bruscagli, a sua volta, ha tramandato ai suoi
allievi. In questo volume sono raccolti alcuni saggi di Bruscagli, docente di
Letteratura Italiana presso l’Università di
Firenze, in parte già pubblicati in altra sede, sul genere letterario del
romanzo e/o poema cavalleresco che, fra il Quattro- e Seicento, conobbe un
successo editoriale enorme a livello europeo, come ci può confermare, seppur in
chiave parodistica il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de
Cervantes. Dall’Amadigi di Gaula all’Orlando Furioso di Ariosto,
il romanzo cavalleresco con il suo ‘meraviglioso’ mondo di avventure riscosse
un enorme successo persino presso un pubblico non dotto. Bruscagli presenta i
maggior scrittori – prevalentemente operanti presso la corte estense, quali
Boiardo, Ariosto,
Giovan Battista Giraldi Cinzio e Tasso figlio, con l’eccezione di Pietro
Aretino – che si sono ‘avventurati’ lungo i perigliosi itinerari della poesia cavalleresca e/o epica, offrendo un
affresco ‘panottico’, ricco di dettagli e sfumature, di quella stagione aurea
della poesia epica italiana nei nove saggi raccolti nel volume –
rispettivamente Primavera arturiana, Ludovico Ariosto. L’ambiguità
del romanzo, Invenzione e ricominciamento nel canto I dell’”Orlando
Furioso”, Medoro riconosciuto, Ariosto morale dal “Furioso” del
’16 alle “Satire”, L’Aretino e la tradizione cavalleresca, Vita d’eroe:
l’”Ercole” del Giraldi, L’errore di Goffredo, Incontrare il
nemico. La “gran bontà” degli antichi cavalieri –. Ne emerge un quadro
complessivo che delinea il percorso tutt’altro che lineare dal romanzo
cavalleresco di invenzione boiardesca al poema eroico di stampo tassiano.
Sebbene gli Studi cavallereschi di Riccardo Bruscagli si rivolgano in
primis agli ‘adetti ai lavori’, i suoi saggi si rivelano comprensibili e
fruibili da parte di un pubblico più vasto grazie alla scioltezza e
scorrevolezza dell’argomentazione e del discorso; pregio piuttosto raro e tanto
più apprezzabile quando la critica contemporanea sembra perdersi sempre di più,
sotto il segno del decostruttivismo postmoderno, nelle miriadi di un ermetismo
specialistico. In questi Studi cavallereschi
domina infatti un efficace approccio filologico-testuale che parte
direttamente dalla pagina scritta per elaborare di volta in volta i vari
itinerari critici proposti, rendendo in tal modo centrale l’opera stessa degli
autori esaminati. Una lettura decisamente intrigante.
Riccardo Bruscagli, Studi cavallereschi, Società Editrice fiorentina, Firenze, 2003; pp. 241
Voto
8
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