Millennium - Uomini che odiano le donne
The Social Network
Il curioso caso di Benjamin Button
Panic Room
Seven
«La
vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere già ottantenni e
gradualmente diventare diciottenni»: il grande Mark Twain rifletteva
in questi termini sulla possibilità d’invertire il naturale corso del tempo per
l’uomo, e tale frase ispirò Francis Scott Fitzgerald a stendere Il curioso
caso di Benjamin Button, un racconto che molti cineasti avrebbero voluto
traslare sul grande schermo negli ultimi anni, ma che solo David
Fincher è riuscito ad adattare grazie alle possibilità concesse dai recenti
sviluppi della computer grafica. La storia al centro del film è un lungo flashback
ricostruito dalla figlia della protagonista, ovvero Daisy, l’amore della vita
di Benjamin Button, tramite il diario di quest’ultimo, letto nel 2005 in
ospedale alla madre morente durante i giorni in cui l’uragano Katrina
minacciava New Orleans. Pagina dopo pagina ricostruiamo con lei il curioso caso
di Benjamin
Button, un uomo nato in circostanze molto particolari: a New Orleans, nella
notte in cui l’America festeggiava la fine del primo conflitto mondiale lui veniva
al mondo mentre sua madre moriva per darlo alla luce. Subito dopo Thomas
Button, proprietario di una fiorente industria di bottoni, sconvolto dalla
doppia tragedia di aver perso l’amata moglie ed esser diventato padre di un
bambino con l’aspetto di un vecchio, abbandonava Benjamin sulle scale di un
ospizio dove sarebbe stato accolto amorevolmente da Queenie, la governante, e
da suo marito. Benjamin sembra un piccolo novantenne: ha cataratte che quasi lo
rendono cieco, ha l’artrite, è praticamente sordo, ha le cartilagini ossificate
che gli impediscono i movimenti, insomma pare destinato a morte prossima e
sicura. Ma col passare del tempo le condizioni del piccolo vecchio, che cresce
con amore in una casa popolata da anziani, migliorano vistosamente: Benjamin infatti sembra ringiovanire
e recuperare smalto, arriva perfino a camminare quando un religioso lo stimola
al biblico grido “Alzati e cammina”. Un giorno all’ospizio di famiglia conosce
il Sig. Oti, un eccentrico pigmeo che ha girato il mondo come fenomeno da
baraccone in un circo: a differenza degli anziani che è solito frequentare, Oti
parla di continuo del suo passato, vive svagatamente il presente e porta il
‘giovane’ protagonista fuori dalla sua casa in giro per New Orleans.
Successivamente Benjamin conosce il capitano Clark, sedicente ‘artista’ del
corpo che gli offre un lavoro sul suo rimorchiatore e lo inizia ai segreti del
sesso prezzolato. Ma la conoscenza in prospettiva più importante per il
protagonista è quella di Daisy,
la nipotina di un’anziana ospite di Queenie, una bambina che diventa ben presto
un’inseparabile compagna di giochi e che subito intuisce che Benjamin ha
qualcosa di diverso dagli altri vecchi della casa. Ma è tempo di partire alla
scoperta del mondo – e della Russia in particolare – sul rimorchiatore del
capitano Clark: è qui che Benjamin, ricambiato, scopre l’amore con una matura
aristocratica inglese che lo lascia all’improvviso allo scoppio della seconda
guerra mondiale, durante la quale l’equipaggio di Clark navigherà in acque
pacifiche finché non incontrerà il proprio mortale destino. Sopravvissuto,
Benjamin torna a New Orleans, scopre la verità su suo padre ed eredita
l’immensa fortuna di Thomas Button, quindi ricerca Daisy, giovane ballerina di
successo, ma senza fortuna, finché un incidente non metterà fine alla carriera
di lei e darà inizio alla loro vita insieme. Daisy apre una scuola di ballo, e
resta incinta, ma Benjamin – che desidera che sua figlia abbia un padre e non
un compagno di giochi – lascia la famiglia e parte per un lungo viaggio. Il
diario che Caroline stringe tra le mani sarà l’indizio che consentirà ai
servizi sociali di collegare un ragazzo dodicenne affetto da demenza senile a
Daisy, nel frattempo risposatasi, il cui nome compare ripetutamente da una
pagina all’altra: sarà lei ad accudire Benjamin accompagnandolo nella sua
discesa verso l’infanzia. Il
curioso caso di Benjamin Button è un film di marca fantastica che ci
conduce in punta di piedi verso l’inevitabile progressione emotiva del finale,
davvero toccante ed affatto retorico. Nel complesso la storia ricostruisce la
strana vicenda di un diverso, un uomo con l’orologio biologico che scorre al
contrario, un possibile freak che riesce invece a vivere e crescere
toccando tutti i momenti significativi della vita: la famiglia, l’amicizia, il
lavoro, il dolore e soprattutto il vero amore con una compagna d’infanzia, che
sboccia nell’unico incrocio possibile delle loro rispettive esistenze.
Nonostante la ragguardevole durata, il film, davvero notevole sotto il versante
narrativo, scorre dipanandosi in modo impeccabile tra un flashback e
l’altro, fino all’insostenibile finale: in mezzo Fincher ha trovato il
modo di narrarci dei godibilissimi aneddoti, tra cui l’intrigante e minuziosa
ricostruzione dell’incidente di Daisy, una delle sequenze più efficaci per
raccontare su celluloide gli implacabili incroci del caso. Nello strepitoso
cast brilla ovviamente Brad
Pitt, che qui ha offerto forse la migliore performance in carriera.
Assolutamente da non perdere.
Il curioso caso di Benjamin Button - The Curious Case of Benjamin Button, regia di David Fincher, con Brad Pitt, Cate Blanchett, Taraji P. Henson, Tilda Swinton, Julia Ormond, Lance E. Nichols, Elle Fanning; drammatico/sentimentale; U.S.A.; 2008; C.; dur. 2h e 43’
Voto
8
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