Che Pasticcio, Bridget Jones!
Regia di Beeban Kidron
Cast: Renée Zellweger, Colin Firth, Hugh Grant, Jim Broadbent, Jacinda Barrett; commedia; Gran Bretagna; 2004; C.
La dura legge del sequel
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Che Pasticcio, Bridget Jones! - Recensione del film
Il diario di Bridget Jones - Recensione del film
Il diario di Bridget Jones - Presentazione del film
Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding
Bridget Jones's Diary Soundtrack
Che pasticcio, Bridget Jones di Helen Fielding
Nella
stagione cinematografica dei sequels – aperta da The Chronicles of Riddick,
proseguita con Spider-Man
2, The
Bourne Supremacy, Ocean’s Twelve e Shrek 2 – non poteva
mancare all’appello anche l’atteso seguito delle avventure della single urbana
più famosa di Londra, ovvero Bridget Jones, il personaggio che ha reso la
giornalista e scrittrice Helen Fielding un caso letterario fin dal debutto e Il
diario di Bridget Jones dell’esordiente regista Sharon Maguire un successo
internazionale. In effetti anche nel sequel Che pasticcio, Bridget Jones!
– tratto dall’omonimo romanzo della Fielding – gli efficaci ingredienti del
fortunato Diario sono rimasti sostanzialmente inalterati, a partire dal
trittico di protagonisti e dalla spumeggiante colonna sonora (la prima conquistò i
vertici delle classifiche internazionali), mentre le cose sono cambiate in
cabina di regia, dove la Maguire è stata sostituita dalla più esperta collega
Beeban Kidron, classe 1961, finora autrice di un pugno di riuscite commedie (Vroom,
Antonia e Jane, La vedova americana e A Wong Foo, grazie di
tutto, Julie Newmar). Che pasticcio, Bridget Jones! presenta un iter
narrativo praticamente inverso rispetto a Il Diario di Bridget
Jones, dato che la storia prende avvio con la nostra
impagabile Bridget sempre oppressa dal fantasma del peso-forma, dal numero
eccessivo delle sigarette fumate o dai troppi drinks consumati, ma anche
ad un passo dall’ingresso nella categoria dei “Felicemente Sposati”, inviadiato
gruppo sociologico in cui non avrebbe mai lontanamente immaginato di poter
rientrare all’inizio delle sue (dis)avventure sentimentali sul grande schermo.
Proprio quando l’atavico terrore di Bridget di morire zitella e divorata da un
pastore alsaziano pare diventato ormai un brutto ricordo e le nozze con
l’avvenente avvocato Mark Darcy
sembrano ad un passo, il sogno coniugale della mitica eroina va in frantumi e
Bridget si vede costretta a rientrare inesorabilmente nella malinconica
categoria dei singles. Nel frattempo il litigio con l’ex fidanzato porta
la nostra eroina a riavvicinarsi al perfido (ma affascinante) Daniel Cleaver,
divenuto inviato speciale del network in cui anche Bridget lavora: proprio nel
corso di una trasferta professionale in Thailandia la protagonista finirà in un
guaio giudiziario da cui soltanto Mark Darcy potrà tirarla fuori, con un
conseguente riaddensamento di fiori d’arancio tra i due. Che pasticcio,
Bridget Jones! non rifugge (neppure sotto il fronte letterario) a tutti i
difetti tipici del sequel, muovendosi sempre sull’orlo della ridondanza
e della ripetitività, anche dal punto di vista dell’accompagnamento musicale,
talvolta troppo invasivo rispetto alla storia. A ciò si aggiunga anche una
Renée Zellweger abbastanza sottotono, nuovamente (e fieramente) ingrassata per rientrare
nella parte. Ma è sicuro che il blando ritmo e la trama scontata non impedirà a
questo seguito di
diventare il primo successo commerciale dell’anno...
Che Pasticcio, Bridget Jones! - Bridget Jones: the edge of reason, regia di Beeban Kidron, con Renée Zellweger, Colin Firth, Hugh Grant, Jim Broadbent, Jacinda Barrett; commedia; Gran Bretagna; 2004; C.; dur. 1h e 48'
Voto
6-
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