La 69esima edizione della Berlinale,
sarà l’ultima diretta da Dieter
Kosslick, che dopo 19 anni cederà il passo a Carlo Chatrian. La giuria,
composta da sei membri, è presieduta da Juliette Binoche, fra gli altri
spiccano Sebastián Lelio, il regista cileno di Gloria e Una donna fantastica e
l’attrice tedesca Sandra Hüller, la protagonista di Vi presento Toni Erdmann.
Molto interessante è la retrospettiva è dedicata alle registe Selbstbestimmt.
Perspektive von Filmemacherinnen (Autogestione. La prospettiva delle registe) e
comprende appunto 28 film di registe tedesche fra est e ovest, fra il 1968 e il
1999, in un anno in cui l’omaggio è dedicato a Charlotte Rampling di cui
vengono proiettati 11 film da La caduta degli dei a Il portiere di notte da
Stardust Memories a 45 Years, e salta agli occhi che anche in Concorso ben 7
dei 17 film sono girati da registe, forse non è mai successo. In concorso possiamo
trovare i tre film tedeschi, andando in ordine di celebrità del regista, sono
Der goldene di Fatih Akin
che gira nella natia Amburg, un film incentrato su un serial killer tratto
dall’omonimo romanzo molto popolare in Germania dello scrittore e giornalista
Heinz Strunk. Akin è il primo dei tanti registi presenti in concorso ad aver
già vinto qualcosa a Berlino, nel suo caso l’Orso d’Oro nel 2004 con La sposa
turca. La seconda regista, in ordine di importanza, è Angela Schanelec (1962),
esponente non particolarmente prolifica e per certi versi estrema della
cosiddetta “Berliner Schule”, semi-sconosciuta in Italia (è arrivato, ma solo
in DVD, qualche anno fa I ponti di Sarajevo). Ich war zuhause aber, racconta i
difficili rapporti fra una madre che lavora nel mondo berlinese dell’arte e un
ragazzino ribelle. Il terzo film, un film d’esordio, quello di Nora
Fingenscheidt, si intitola Systemsprenger, e racconta la storia di una
ragazzina incapace di adattarsi ai contesti sociali nei quali si trova. Altro
film atteso del concorso, e del celebre regista israeliano Nadav Lapid, intitolato
Synonymes su un giovane originario di Israele emigrato a Parigi che potrebbe
risultare una delle cose più interessanti del concorso. Da non dimenticare
l’ultimo film di Ozon, intitolato Grâce à Dieu sul rapporto fra un giovane e il
prete che in passato l’ha molestato. Inoltre ci sarà Elisa y Marcela della
Coixet, una storia di amore proibito nella Spagna di fine Ottocento. La seconda
habituée si è già menzionata, è Agnieszka Holland, premiata due anni fa per
Spoor con un Orso d’Argento. Anche il film della Holland è un film storico,
s’intitola Mr. Jones ed è ambientato nell’Ucraina degli anni ’30 in preda a un
terribile carestia. Il terzo regista spesso presente a Berlino è il norvegese
Hans-Petter Molland, che stavolta si cimenta in un film in costume, ambientato
a fine ‘800, sempre con Skarsgård, da cui ci aspettiamo molto. Da non
dimenticare la presenza italiana di La
paranza dei bambini di Claudio Giovannesi, tratto dall’omonimo testo di
Roberto Saviano. Altra sezione interessante è Panorama, che comprende ben 45
film, e ben 4 provengo dall’Italia. Dafne di Federico Bondi (su una donna
affetta da sindrome down), Flesh Out di Michela Occhipinti (girato in Mauritania e incentrato su un matrimonio combinato) e due documentari Normal di Adele Tulli (sull’educazione di ragazzi e ragazze, sulle convenzioni di genere)
e Selfie di Agostino Ferrente, con due ragazzi protagonisti a 360° gradi, nel
contenuto e anche nella forma, ambientato a Napoli nel Rione Traiano. Altra
sezione storica è Forum, che quest’anno vive una fase interlocutoria perché non
sono stati definiti i nuovi direttori e bisogna constatare la qualità delle
scelte in campo di autori e film. Berlino rimane la metropoli ideale per presentare un grande festival, con tante proposte in cartellone e la dimensione organizzativa giusta per lo spettatore e critico più esigente.
Voto
7½
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