Dopo i dolorosi avvenimenti legati alla diffusione mondiale
del Corona virus a livello planetario, che ha compromesso ovviamente lo
svolgimento di molte manifestazioni festivaliere, come la prestigiosa kermesse
francese di Cannes, Venezia 2020 prova a reagire sul campo, allestendo un
cartellone privo dei grandi nomi del cinema statunitense e di parecchie opere
francesi, puntando sull'originalità e scommettendo su nuovi registi. I problemi
organizzativi non saranno pochi, visto che molti accreditati non potranno
essere presenti per attenersi alle norme anti-covid e al distanziamento
obbligatorio in questa fase emergenziale; sicuramente Venezia 2020 lancia un
segnale di speranza perché il cinema possa ripartire sia con le produzione e
con i festival, che sono la vetrina espositiva di questa industria che oggi sta
vivendo una fase di affanno e di mancati guadagni. Quindi, il cinema ritorna a
vivere negli spazi urbani come evento sociale e dopo la Mostra, altri festival
ritorneranno a vivere come Pesaro, Trento, Toronto e San Sebastian, per citarne
soltanto alcuni. In qualche modo questa edizione veneziana del festival è come
se fosse un numero zero, perché proverà a gettare le basi per dare fiducia ad
un settore in ginocchio e fare vedere agli occhi dei media che ancora oggi il
cinema può trovare la sua via nella sala buia e non soltanto nello streaming.
Se Cannes ha bollato come suoi diversi titoli di autori importanti tra opere
americane e francesi, il direttore della Mostra, Alberto
Barbera, ha dovuto puntare su cinematografie e autori che non trovano
spazio tra le prime voci del concorso internazionale. Quindi, prima di tutto
grande spazio al cinema italiano con L’annuncio di Lacci di Daniele Luchetti
come film d’apertura (fuori concorso) e Molecole di Andrea Segre come
pre-apertura e tra concorso, orizzonti e fuori concorso, uniche sezioni
ufficiali ancora attive (le norme di contingentamento hanno fatto eliminare la
superflua sezione Sconfini, mentre lo spazio dedicato alla realtà virtuale sarà
solo online e Venezia Classici verrà ospitata dal Cinema Ritrovato), si contano
addirittura 16 film italiani, poco meno di un terzo del totale – non contando i
cortometraggi. Il concorso ufficiale svela delle piacevoli sorprese, come il
film di spionaggio del giapponese Kiyoshi
Kurosawa, In between dyng di Hilal Baydarov, The world to come di Mona
Fastvold, compagna e collaboratrice di Brady Cobert, Nuevo Orden di Michel
Franco, Laila in Haifa del grande Amos Gitai, Khorshid di Majid Majidi e
Nomadland della promettente Chloé Zhao. Orizzonti, il secondo concorso del
festival, ha al suo interno diverse pellicole promettenti: Jenayat-e bi deghat
di Shahram Mokri, Meel patthar di Ivan Ayr, Yellow Cat del kazako Adilkhan
Yerzhanov e La nuit des rois di Philipe Lacôte. Un Fuori concorso, snello ed
intrigante: Mandibules dell'eclettico Quentin Dupieux, One night in Miami di
Regina King, la nuova pellicola di Ann
Hui che riceverà anche il Leone d'Oro alla carriera e Nak-won-eui-bam del
sudcoreano Hoon-jung Park. Inoltre non mancheranno La settimana della critica
con opere vivaci e sorprendenti e Le giornate degli autori con un programma
ridotto, ma con autori di tutto rispetto come Bruce LaBruce e Rodrigo Sepulveda
e altri da scoprire. Questa edizione, si presenta come qualcosa di inedito e
nuovo, con opere e autori non sempre messi sotto la luce dei riflettori dei
media, e per questo ancora più stimolante nel poter riappropriarsi come
spettatori del buio della sala, per rivivere un nuovo stupore e forse, chissà,
per scoprire autori e film che non avremo mai pensato di vedere in primo piano
nel cartellone di questa antica e meravigliosa manifestazione veneziana.
Voto
7
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