Questa volta le antiche scuderie papali,oggi sede dello spazio espositivo progettato dall’architetto italiano Gae Aulenti nel 1999, accolgono un vero tesoro.
Un’intera area di ricerca del genio di Rembrandt vede, finalmente luce, in Italia in un unico spazio: più di centocinquanta incisioni, provenienti da tutto il mondo, sono state riunite assieme ad alcune tele che meglio chiariscono alcuni temi affrontati nell’opera grafica.
Quale artista ha saputo infondere ad una lastra di rame quei tocchi virtusistici, quella fluidità del segno, quella libertà di movimento più del pittore di Leida, il rivoluzionario della tecnica dell’acquaforte?
Attraverso lo sperimentalismo sfrenato, la combinazione di tecniche diverse (acquaforte, puntasecca e bulino), l’uso di carte pregiatissime (giapponese, cinese e pergamena), l’artista arriverà ad utilizzare l’ago o la punta come un pennello, in un’ariosità e scioltezza mai avuti prima, e mai più raggiungibile per tutti gli artisti che verranno.
La sezione finale è dedicata alla sua influenza in Italia, attraverso l’opera incisoria e pittorica di artisti italiani, da Gianbattista Tiepolo, a Stefano della Porta fino alle inquietanti e visionarie Carceri di Piranesi. Assieme ai molti collezionisti italiani di stampe, soprattutto veneziani, rimasero folgorati dalle capacità di un’artista che attraverso il segno era riuscito a mostrare l’essenza delle cose, dalla natura di un volto al respiro di un paesaggio.
Chi si avvicina per la prima volta a questa produzione rimarrà abbagliato dalla luce e dai contrasti chiaroscurali delle piccole stampe; lo spettatore impreparato allora sarà colto di sorpresa dalla qualità cromatica di un segno nero.
Voto
8
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