Melodico, malinconico, poetico. Così si presenta in quello che è tuttora l'ultimo disco, in studio, di Nick Cave. Se ne astengano i depressi. Per tutti gli altri è una perla. Le virtù del disco con cui l'artista si ripropone, a solo un anno di distanza dalla pubblicazione dell'inquietante Murder Ballads, toccano l'animo nel profondo. Lasciatosi alle spalle collaborazioni eccellenti (P.J. Harvey, Shane MacGowan, Kylie Minogue), il poeta australiano propone dodici ballate, ricche di uno spleen che lo avvicina al Tom Waits di brani memorabili come Time. In The boatman's call troviamo un Nick Cave forse all'apice della sua tensione e ricerca esistenziale. Meno arrabbiato rispetto ai primi dischi, resiste invece in lui quella sorta di inquietudine che ne pervade la personalità, e che nei suoi dischi si rispecchia. Con The boatman's call, questo "spirito maledetto" crea un'atmosfera di solitaria ricerca. Sembra quasi che ballate come People ain't no good e Lime-tree arbour esprimano il tormento impotente di chi è rassegnato. Alla sofferenza, innanzitutto, "che scorre come acqua nella nostra esistenza" (Lime-tree arbour); rassegnato alla banalità della gente (People ain't no good). Tutt'altro che banali sono, invece, da vent'anni a questa parte, la musica e i versi di Nick Cave. Ritroviamo le colte citazioni bibliche alle quali il "re inchiostro" ci ha abituati. Racconta di amori e di Dio, di paradiso e inferno, nella poesia di cui sono pervase ballate struggenti come Into my arms e Brompton oratory. Rivisita luoghi a lui familiari, il poeta australiano, ma sotto una luce diversa. Le urla laceranti dell'amore ferito di Let love in (1994), hanno lasciato posto a malinconiche melodie di amori perduti, come in Black hair. La sofferenza non si cancella. Ancora una volta Nick Cave ha confezionato un gran bel disco. Ci si può abbandonare alla bellezza della melodia, o lasciarsi guidare dagli abili versi nelle profondità dell'animo umano. Ogni musica lascia un segno in noi. Quella di Nick Cave ci permette di naufragare per cinquanta densissimi minuti nella bellezza della malinconia. Per poi tornare alla realtà.
Voto
9
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