Dopo Sheryl Crow, Jewel e Alanis Morissette dal Nord America arriva una nuova giovane cantautrice con molti punti in contatto con questo trio di nomi illustri materializzatisi letteralmente dal nulla: si chiama Amy Correia ed ha pubblicato di recente il suo primo album, Carnival love, che non è un capolavoro assoluto ma lascia intuire che la ragazza ha stoffa, una voce decisamente particolare e un pugno di canzoni minimaliste in cerca di un pubblico. A occhio e croce di quello europeo, dato in America raramente la canzone d'autore ha trovato asilo politico, ritagliandosi semmai uno spazio di nicchia. Per essere giovane, Amy Correia è giovane, ma il debutto è arrivato in età non verdissima, a trentadue anni (è nata a Lakeville, nel sud del Massachussetts, nel 1968), un esordio ritardato e non folgorante come quello della ventinovenne Macy Gray, ma comunque degno d'attenzione. Il disco presenta tredici tracce per poco meno di quarantasei minuti: le canzoni non sono troppo varie, scivolano dal bozzetto minimalista ad un preludio di rock epico. In tal senso è quanto mai significativa Carnival, una canzone in cui la giovane artista prende la rincorsa da lontano: un riff di chitarra acustica di sapore country innesca la salita a vertici inattesi e molto, davvero molto suggestivi, ed epici, con qualcosa dentro dello spirito di Patti Smith. I brani di Amy Correia catturano nel momento con la forza dell'intensità, qualità che regna sovrana in questo disco: fin dal brano apripista, una dolcissima nenia intitolata Angels collide, eterea, sognante ed onirica. L'attacco minimalista è variato dal cambio di marcia della successiva Fallen out of love, che affonda a piene note nel retrogusto folk del repertorio di Sheryl Crow. In ambito folk sorprende la delicatezza della deliziosa Starfishin': un banjo, una voce, una piccola magia. E piccole magie, soltanto un po' più movimentate e solari, sono ad un dipresso anche le successive Life is beautiful e Daydream car, un contagioso country blues dove la Correia ricorda stavolta - se non amate i paragoni, lasciate perdere... - lo stile di Alanis Morissette, non imitata ma personalizzata (questione di dettagli...). Stesso discorso anche per He drives it: ma si tratta di uno stile fatto proprio, non c'è niente da fare, il paragone si ferma al primo impatto. Questa ragazza che riesce a comunicare emozioni senza il minimo sforzo apparente chiude il discorso-debutto con Yours, un brano di quelli che un secondo dopo l'altro arrivano dritti al cuore e solo dopo salgono al cervello, razionalizzando. Non c'è che da augurarle che la miglior fortuna (in termini commerciali) e di acquisire ancora più padronanza dei propri mezzi: la musica, fin troppo massificata, ha decisamente bisogno di persone vere. E questa sensazione Carnival love la trasmette.
Amy Correia, Carnival love [Capitol/Emi 2000]
Voto
7+
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