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        Attraverso Fiesole 
        Teatro Romano di Fiesole 
        Estate Fiesolana 2005 
        Erri De Luca, Marco Paolini, Gian Maria Testa, Mario Brunello, Gabriele Mirabassi.     
        
    
       
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              Campioni, cavalli di razza, talenti diversi per una spettacolo unico nato per il Festival di Mantova, portato lo scorso anno al defunto Festival estivo di Cascina di Pisa, e quest’anno, unico pezzo di teatro nel cartellone tra tanta musica e danza, all’Estate Fiesolana. 
 Un ventaglio di proposte che in questa edizione hanno definitivamente tagliato le gambe all’oralità ed all’affabulazione: lo scorso anno Alessandro Bergonzoni, Lella Costa e Fedra e Francesco di Branduardi avevano riscosso molto seguito. 
 Si sa le risorse economiche  sono quelle che sono ma un taglio così netto al settore teatro a favore di altre discipline lascia un po’l’amaro in bocca e molti spettatori all’asciutto in quest’estate musicante. 
 Ma torniamo ad Attraverso, per il tutto esaurito nell’arena di Fiesole: in formazione alare, o meglio calcistica, i cinque sul palco. 
 Al centro, da mezza punta che attacca la battuta con la chitarra, da i tempi alle parole,  Gian Maria Testa, il cantautore cuneese, baffi e riccioli, voce roca sullo sgabello. Ai suoi lati, angeli custodi:  Gabriele Mirabassi  al clarinetto, “polmoni a mantice”, che negli assolo sembra fare finte ala Garrincha e si muove verticalmente sinuoso come serpente a sonagli, ed il  Maestro Mario Brunello, al violoncello.
 Ai lati, punte di diamante della formazione, l’ironia amara del trevigiano  Marco Paolini e la crudezza partenopea dello scrittore  Erri De Luca. 
 Uniti dal vino bianco che gronda nei loro bicchieri di brindisi sul palco. 
 Palcoscenico ingombro soltanto delle loro voci, strumenti. 
“Valore” dello scrittore di “Tu, mio” e “In alto a sinistra”, zittisce, per bellezza e distacco, l’intero anfiteatro, ma gli applausi sono soltanto all’inizio. L’assolo di Brunello, le serenate alla luna di Testa, i racconti, Polesine, la guerra di Russia e Norma a Parigi, di Paolini, la lettura di alcune parti di “Montediddio” di De Luca. 
 Teatro più letteratura più musica classica più musica d’autore.
 Il finale, scrosciante, è da quartetto da incorniciare, da foto di famiglia da tenere sul comodino. 
 Oppure solamente da applausi. 
 
              Voto 
                8.5  
                
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