Viola di rabbia e d’amore
di Andrea Bruno Savelli
Con Gianfranco Monti, Marco Zannoni, Andrea Muzzi
In occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita della Fiorentina, dal 28 dicembre 2006 al 5 gennaio 2007 al Teatro di Rifredi
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Due mondi lontani come i poli. Da
sempre calcio e teatro sono agli antipodi. Così
lontani ma ultimamente anche così vicini, come insegna Wim Wenders. Da Alessandro Benvenuti
con “Atletico
Ghiacciaia”, passando a Davide Enia con “Italia Brasile 3 a 2”, continuando con “Mi chiamano Garrincha”
da Darwin Pastorin, o “La mascula”
con la Bruno e
Jannacci, arrivando al “Nel fango del Dio
pallone” da Petrini, fino a “Fuorigioco di
rientro” di Andrea Mitri. Ci sarebbero anche “Zona
Cesarini” e addirittura “Bundesliga ‘44” del figlio del Facchetti
indimenticato nerazzurro recentemente scomparso. Il calcio, lo sport in genere,
è vita in miniatura. Questo “Viola di rabbia e d’amore” (al Teatro di Rifredi fino al 5 gennaio
2007, il 31 dicembre 2006) però, paragonato ai colleghi, delude le aspettative. E’ un fallo da dietro sanzionabile con un cartellino
rosso e sacrosanto rigore. Una piece messa in scena per
festeggiare gli ottanta anni della Fiorentina compiuti il 26 agosto scorso,
come ricorda un Eugenio Giani prezzemolo e perennemente in campagna elettorale.
La scena è una gigantesca area di rigore con panno verde da subbuteo. Nel campo
immaginario si giocano contemporaneamente intrecciandosi due partite. Da una
parte il rito voodoo che ha attanagliato la squadra gigliata con il maleficio a strisce bianco nere nell’81/82 e dall’altra la
riconciliazione di un’intera famiglia. Uomini sull’orlo di una crisi di nervi. Tre
generazioni, più una ancora in cielo, innamorati pazzi per la Viola: il nonno Fiorenzo, Marco Zannoni (sempre più vicino a Renzo Montagnani)
regge la baracca da vero centravanti facendo reparto da solo, il figlio Ardico, come Magnini terzino del primo scudetto, è
Gianfranco Monti impalato mediano di fatica al debutto e quindi perdonabile, il
nipote Giancarlo (come il mitico Antognoni) è Andrea Muzzi ancora
stralunato Pinocchio. Il neonato invece si chiamerà Pantaleo come Corvino il
direttore sportivo attuale. La voce fuori campo ricorda le pellicole di Nuti o Monicelli. Il video, all’inizio il nonno è dentro la pancia
dello stadio Artemio Franchi come Geppetto nella
balena, non viene utilizzato al meglio finendo subito
il suo ruolo, così come deludono le musiche che di viola non hanno nemmeno
l’odore. Si aspetta il triplice fischio finale. L’arbitro pubblico sugli spalti
ne decreta una vittoria striminzita con il minimo scarto ottenuta con il
fiatone, annaspando sulle fasce, rintuzzando in difesa e spazzando via l’area troppo spesso. Calcio fa ancora rima con ignoranza. Per
adesso soltanto ammonizione.
Voto
5
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