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  02/04/2025 - 03:30

 

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Compagnia Furiosas
Slipping
Regia: Carmen Blanco Principal
Con: Cille Lansade, Pierre Yves de Jonge, musica : Gry Bagoien, Luci : Laurence Halloy

 




                     di Tommaso Chimenti


Tre passaggi, tre soste itineranti per il pubblico che non ha un suo spazio. Tutto intorno è il suo ambiente e può scegliere l’angolazione propria, non giusta, ma intimamente accettata per la visione complessiva, come attorno ad un falò sacro, ad un totem, ad un’icona. In Slipping della Compagnia Furiosas, presentato a Fabbrica Europa 2005 i grilli rimbombano. Al centro una gabbia circolare metallica per leoni ammaestrati circensi. Sul pavimento innumerevoli magliette bianche stropicciate e calpestate.

I due, lei in abito bianco quasi da sposa, si sfiorano, sfidano, danzano in silenzio morbidi, leggeri, senza attrito né ruvidità, senza sostanza scivolano, camminano sulle grate, si elevano, fanno evoluzioni pirotecniche da acrobati.

Sembra la gabbia delle scimmie con funi e corde ed il rumore della foresta in sottofondo si fa sempre più pressante: rane, sottobosco, grugniti della natura, della vita. Un muro di gomma dove rimbalzare e saltare.

Le corde dividono e sezionano lo spazio vivibile, visibile, lo frantumano e frazionano, lo segmentano frizionandolo. Tutto si tende dentro questa teca- bacheca aperta ad uso e consumo degli sguardi voyeristici dell’esterno. Chiusi e sorretti da ganci da alpinisti in una Mission Impossible di danza urbana. Sulla gabbia non hanno gravità, sono scarafaggi e cavallette, Superman e ragni, aggrovigliandosi, cercandosi, imbavagliandosi sotto una base di un moderno bolero.

Animali in gabbia corrono forsennati in circolo, rotolandosi. Stremati. Comincia l’ordine: le funi vengono raccolte, le maglie ripiegate con estrema cura ed arte, come massaia, casalinga perfetta o commessa di negozio. Dal caos alla precisione e pulizia, ora dentro è tutto sgombro.

Si prendono per le scapole, per i capezzoli, ricordando Un uomo chiamato cavallo”, si tirano le pance, si aggrappano alle bocche, con i denti, flettendosi, ma non c’è violenza o tortura, tutto è dolce e calibrato, denso e liscio.

Voto 7 

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