Teatro Delle Albe
I Polacchi
Dall'irriducibile Ubu di Alfred Jarry
drammaturgia e regia Marco Martinelli, con Ermanna Montanari, Mandiaye N'Diaye, Maurizio Lupinelli e con i 12 Palotini, scene e costumi Cosetta Gardini, Ermanna Montanari, progetto luci Vincent Longuemare
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I Polacchi
è una pièce che non invecchia. Ispirato all¹Ubu di Alfred Jarry, lo
spettacolo di Marco
Martinelli (adattatore del testo originale e regista dei Polacchi), che
vede in scena nella parte dei protagonisti due attori storici delle
Albe, Ermanna Montanari e Mandiaye N’Diaye, mantiene la sua valenza, la sua
forza dirompente, a dispetto del tempo e persino degli attori in scena, visto
che la versione 2004 vanta un nuovo coro di giovanissimi e debuttanti palotini.
Dall’anno del debutto (1998), I
Polacchi continua insomma a calcare le scene di teatri e festival in Europa
con energia sempre rinnovata. Peccato che spesso l’impianto scenografico
originale venga ridimensionato per essere rappresentabile in qualsiasi teatro.
Ne abbiamo avuto prova nel tour 2004 dello spettacolo, che ha fatto tappa anche
al Teatro Manzoni di Pistoia.
Senza le
pedane e i ballatoi sopraelevati (dove i palotini si muovevano senza posa, creando
una colonna sonora percussiva e il senso dell’assedio alla platea) l’impatto
emotivo dello spettatore risulta più soft. Ciò non vuol dire che lo spettacolo
non funziona. Anzi. Anche sul palcoscenico tradizionale le atmosfere create da Martinelli
colpiscono nel segno, e le incursioni in platea del suo (giovane e determinato)
esercito di attori sono una botta di fresca energia. Non a caso più che di una
messa in scena, si tratta di una messa in vita.
“Il punto
di partenza della "messa in vita" è il coro-massa dei Palotini
(soldati servitori di Ubu) – spiega Martinelli -. Il mito di Ubu esisteva già
nel liceo di Rennes che Jarry frequentò dai
15 ai 18 anni. Aveva preso forma nella montagna di caricature innalzata dagli
studenti in onore di un certo professore di fisica. Jarry col suo genio lo
assume e lo sposta dall'oralità al livello della grande letteratura,
dell'avanguardia simbolista, del nuovo teatro”.
E’ da
queste premesse che prende avvio il lavoro di Martinelli, che rielabora,
rimastica la lezione di Jarry e ce la
rioffre in chiave afro romagnola. Con un’intelligenza e una attualità davvero
sorprendenti.
Bravissima
in scena, come al solito Ermanna Montanari, che scolpisce il movimento e la
voce con movenze meccaniche, soprattutto quando parla in dialetto ravennate.
Colonna in scena anche l'attore senegalese Mandiaye N'Diaye: il suo papà Ubu è
un perfetto esempio di sincronismo fra ironia e introspezione, fra fisicità e
infantile velleità d'onnipotenza.
Per chi non
conoscesse il
Teatro delle Albe, ricordiamo che la
compagnia si è formata a Ravenna dal 1983. E da allora ha caratterizzato il
suo lavoro, mixando avanguardia a tradizione teatrale e soprattutto alla
cultura popolare. Quella romagnola e
(dall'88) quella africana, visto che entrano in compagnia alcuni attori e
danzatori senegalesi.
Voto
8
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