Una signora in carrozzina, Marcella Ermini, che fa tanto “I cognati”, un infermiere gay, Michele Panella, anche regista con la sua Tri-boo (Serena Mannelli e Marco Calvani), un figlio arrivista e che teme la propria omosessualità, Fabio Mascagni già ottimo protagonista con gli Zauberteatro di “Come in America” sull’Arno con Silvia Guidi, una fidanzata svampita, eccentrica ed egocentrica, la splendida Elisa D’Alessandro.
La casa di riposo è lo scenario di questo prontuario-bestiario di caratteri e fobie, di paure e malattie, di vergogne e pruriti con un humour ed un’ironia sottile e sagace alla Groucho Marx con paradossi e personaggi beckettiani, come la fantomatica signora Giulia, senza braccia e senza gambe oggetto di accuse ed offese, nel vano tentativo di fuga-evasione dalla casa di cura, come le Galline del cartoon o come i prigionieri capitanati da Stallone e Pelè in “Fuga per la vittoria” contro i nazisti.
L’infermiere stava con il figlio della signora paralizzata, ed ora malata di Alzheimer, che adesso lo snobba perché vuole essere “normale” con famiglia e prole al seguito.
L’amato, dai protagonisti, “C’è posta per te” sembra il paradiso per i rapporti distrutti, la manna dal cielo che riappacifica i cornuti, fa rincontrare vecchi amanti, riunisce cuori solitari e lontani, riforma le famiglie, riappacifica familiari nervosi ed irascibili sciogliendoli nel pianto liberatorio, riavvicina distanze.
Una storia semplice e facile, da varietà o da Italietta soft anni ’70 per un’ora poco più di risate, ma recitata con garbo spigliato e dolcezza, macchiette solari che hanno scaldato il numeroso pubblico.
Potrebbe essere l’isola felice per far sorridere nel ricordo di Barbara Nativi recentemente scomparsa , come fu con “I cognati” l’8 marzo scorso nel nome di Gabriele Venturi.
Voto
8
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