Contemporanea Festival 05 : presentazione
Contemporanea Festival 05 : L’arte della performance
Contemporanea Festival 05 : Alveare La linea Rossa
Contemporanea Festival 05 : Alveare La linea Gialla
Contemporanea Festival 05 : Alveare La linea Verde
La favola di Adamo e Eva per i Villanuccia
ed il loro “Deus ex ”. Una cantante
lirica in nero, una vestale verginea in bianco che danza sensuale con l’Adamo
tra due pozzanghere coperte di petali. Dalle tele rosse ai lati spuntano
decine di paia di scarpe. Un ironico fruttivendolo, col classico piglio da
mercato centrale e l’accento di San Frediano, ci riporta alla quotidianità
mischiando il sacro ed il profano, la leggenda con l’oggi. Offre,
vende, mele agli spettatori così come all’Eva improvvisata. La mela
rossa viene colta, accolta e morsa dal bell’Adamo
ignaro scatenando le ire del Dio cattivo dell’Antico Testamento che con tuoni e
fulmini, tra roboanti scrosci di stagnola, li uccide, galleggiano come petali
sfioriti, facendoli cantare dall’arpia messianica, avvoltoio che vede ma non
può cambiare il corso del destino ma soltanto narrarlo: 8.
Scarpe e piedi, il paradiso dei
feticisti. Teatrificio Esse partendo dal racconto di Calvino
“la pantofola spaiata” mettono in scena “Bipedi”. Un grande
mucchio di scarpe al centro della stanza, stazione di passaggio? o cumulo di oggetti stile lager?, e tutti i protagonisti a
caccia dell’altra scarpa mancante. Viaggiano metà coperti,
metà scalzi in un continuo ticchettio claudicante. La ricerca è forsennata ma
vana senza il lieto fine di Cenerentola.
Cercano la mezza mela, l’anima gemella, cercano se stessi.
Chi appende le scarpe al chiodo come i vecchi calciatori o come lo Zeno della coscienza omonima, chi le usa come armi per il
linciaggio del paese contro il diverso, come iene si azzannano azzuffandosi
sulla preda- collina di calzature, suonando alla fine come i Momix le
suole in un ritmo spagnoleggiante di
quasi nacchere: 8.
Alle domande da quiz non c’è mai
risposta che non sia banale, chiusa, senza approfondimento, senza ragionamento,
non concettuale né dialettica ma solo culturale. “Openvolume degli Open parte da
tutte le domande stupide senza risposta alla Gerry Scotti o alla Amadeus, dalla Playstation come
risultanza della monotonia del gesto, della velocità della solitudine. Capelli
biondi ala Eminem per
i due sulla scena, un pozzo con una ragazza in muta da sub ed occhialoni anni
’70 che emerge prima e poi si rituffa ad intervalli regolari, una Multipla che
s’accende, finti suicidi: 5.
Un minuto a testa per questa
performance solitaria. Lapetitmort scardina
il senso comune, incuriosisce ed impaurisce con “Time is like a bullet from behind”.
Si entra da soli, uno alla volta e l’attesa cresce
accompagnati da una pila tra teli e lenzuola rosse. Si apre una stanza- sala da
ballo, sulla destra e sulla sinistra file di sedie prenotate, un tappeto rosso
che invita a continuare la camminata surreale. Sull’ultima sedia in fondo un
uomo, vestito da cameriera con una pallina sadomaso in bocca e gambe pelose,
vicino a lui una fessura vaginale dove infilare sguardo e testa per scoprire un
televisore sta alle spalle sta riprendendo la scena. Vedersi
di schiena con al fianco un prigioniero imbavagliato
da la sensazione di aguzzini ridanciani, di orchi che se la spassano con la
tecnologia mentre la vittima- consenziente gode della sua prigionia. Cattivi
maestri?: 7.
Voto
8
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