Contemporanea Festival 05 : presentazione
Contemporanea Festival 05 : L’arte della performance
Contemporanea Festival 05 : Alveare La linea Rossa
Contemporanea Festival 05 : Alveare La linea Gialla
Contemporanea Festival 05 : Alveare La linea Verde
Una vera e propria maratona, una full immersion totale,
una sorsata di nuova drammaturgia, una boccata di ossigeno
fresco, un’apnea di dodici spettacoli in poco più di tre ore a Contemporanea Festival 2005. Occhi
strabuzzanti, piedi lessi, tre linee, dodici performance per una continua
sorpresa. Officina
Giovani come sfondo ideale al divenire artistico, al mutamento che nelle
sue stanze stava prendendo forma e gusto.
La linea Rossa. Un divano nel
buio caldo degli ex macelli, ganci a vista, è la scenografia di “A simple twist of faith” degli Zimmerfrei che, tra le mattonelle blu scorrono le istantanee di vita passata che si
sovrappongono al presente. Il fu si accosta all’oggi
con quest’ultimo sempre un passo indietro, sempre alla rincorsa come l’ombra
che non raggiungerà mai il corpo. La sabbia cade inesorabile come clessidra
spezzata da un sacco di iuta, le dimensioni si incrociano,
si sovrappongono, s’intrecciano, si scontrano ed il filo è labile, la nuova
immagine è una proiezione dissimile dal passato nell’affannosa ricerca di
diapositive e flash imperturbabili e fissi sopra corpi vivi nell’inadeguatezza
dell’oggi nei confronti della responsabilità dell’ansia da prestazione verso il
già fatto con il tempo come mannaia ed il dejavù
sempre pronto a dare conforto ed instabilità: 7.5.
Un tatami
nero è lo spazio dei sardi Ooff.ouro e del loro “Au bo”. Odore di piedi e sudore per questo
ring senza corde mentre un dj skretcha ed una
lavagnetta luminosa prima s’impreziosisce di schemi e concetti per poi essere
cancellata tra sputi e schizzi di limone. Il
danzatore- scrittore, teso e muscolosissimo, tarchiato e tremolante, scrocchia con movimenti precisi in pantaloncini e maglietta.
Rumori di aerei e lui si fa Atlante che sorregge il
mondo, barcolla e cade come se manovrato da un burattinaio in vena di scherzi:
8.
La parodia dei nostri tempi:
“Inside the control” della Città del
Teatro- Adarte, del troppo benessere che porta
frustrazioni e depressioni da ipnosi, il guantone che cigola sul gancio da
macellaio, la psicosi del carrello sempre ingolfato e strapieno, qui
miniaturizzato e coccolato come carretto per neonato a guinzaglio, la musica
dolce orientale, la “patologia” della new age e le
meditazioni zen- yoga, l’ironia sui colloqui professionali e sul lavoro
interinale, i corsi, i concorsi, i seminari per infittire la rete della
disoccupazione, fino alla autovalorizzazione
del superego da imprimersi e tatuarsi a mente per scordarsi le debolezze e
divenire corazzati: 8.5.
Hip hop per giovani gambe. Giacomo Bernocchi affida a Samuele Cardini e
Sebastien Chavee il suo “Pure show Technology”, corpi bloccati
nella luce stroboscopia con movimenti fissi immobili come in un film anni ’20.
Ad intermittenza scalpitano in coreografie da strada in una
break moderna e scintillante data e resa da e su un unico colpo per
secondo dettato dal flash lampeggiante del neon: 8.
Voto
8
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