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Il Duca delle Prugne
Varietà del piacere
Regia e coreografia Roberto Castello, con la collaborazione di Alessandra Moretti e Stefano Questorio, Musiche Stefano Giannotti, Light design: Gianni Pollini, Interpreti: Caterina Basso, Silvia Berti, Claudia Catarzi, Cristian Cerruto, Sara Dal Corso, Alessandra Moretti, Mariano Nieddu, Tommaso Parisi, Stefano Questorio, Ambra Senatore, Romina Uguzzoni, Irene Vecchio. Costumi ALDES, in collaborazione con ROSE E SASSI di Alessandra Marchi, realizzazione scene Andrea Natalini
Il 20 novembre 2007 nell'ambito di Danzar teatrando al Jack & Joe Theatre - Cerbaia (FI)

 




                     di Tommaso Chimenti


Oh che bel Castello marcondirondirondello. La luce è soffusa in questo cabaret elegante e soft. Niente a che vedere con Brecht. Mistero e fumo. Ombra della carne. La passione ha lasciato il posto alla sensualità, la prostituzione alla leggerezza, il vedo all’immaginario. Estetica dei sentimenti. Niente è volgare, nemmeno le intenzioni. Una banda d’attori, ballerini e performer si abbattono sulla platea, modellandola, plasmandola ai loro voleri. Tavolini e sedie e l’occhio di bue che stringe adesso su ballerine in pose sincopate, strette in sorrisi da Can Can e gesti coreografici da Moulin Rouge, in danzatrici del ventre, in maghi spericolati e surreali, in narratori folli e psicotici (Tommy dove sei con la tua mazza?!). Signorine si aggirano tra i tavoli, sentono il polso della situazione. Piacere, godere, sorridere. Essere accomodanti, dare, donare quello che fuori non si trova più. Serenità, vicinanza, accoglienza, ascolto. “Il Duca delle Prugne” fa star bene, fa respirare, senza affanni, senza assilli, senza pressioni. E, se ci si fa prendere dentro, non è soltanto un gioco, un lazzo imbonitore per concludere la serata. L’ironia pervade ogni parola, ogni passaggio che mantiene ritmo e calca e forza quando ce n’è bisogno. Stupirsi e “maravigliarsi” del prossimo numero. Niente di circense però. E’ gioco allo stato puro, essenza infantile da far male alle guance, da ruga fissa verticale sotto lo zigomo. Castello (vedere il suo www.aldesweb.org) ha progettato un impianto delizioso, delineando l’ambiguità che corre ormai tra il godimento ed il pagamento. I “servizi” sono espressi in prugne. Chi più paga più gode. Chi più spende per il piacere, suo e degli altri, meno spende in termini di frustrazione ed insoddisfazione. Un frutto che solitamente è destinato ad altri usi e concettualmente depositario di altre esperienze. E’ l’idea dei soldi, della mercificazione dei bisogni, anche di quelli più ancestrali, che non significa esclusivamente carnali e primitivi. Infatti il cliente può chiamare a sé avvenenti hostess o stuart di bordo e richiedere massaggi in ogni salsa, solletico, sbottonatura della camicia. Poi il gioco si fa hard. Ma con delicatezza e rispetto. Niente di squallido: siamo a teatro. Qui non si compra. Si prestano attenzioni. Quelle che fuori non puoi avere. Se non pagando. O piangendo miseria, senza nobiltà, seminando solitudine e ricevendo, al massimo, pacche sulle spalle. Ma il pubblico ci sta, vuol giocare fino in fondo, vuole finire, raschiare in fondo al barile della sua prugna-card, succhiare la marmellata strizzata del frutto carnoso e viola. La regia è partecipe e puntuale, gli attori (tutti i suoi Aldes, da segnalare Ambra Senatore e Mariano Nieddu e Irene Vecchio, nella lettura iniziale che scioglie il ghiaccio teso, a sovrapporsi ed elidersi aggiungendosi e moltiplicandosi, a tratti annullandosi nello stesso suono in dialetti diversi) non fanno calare d’intensità il sottile pizzico di follia tenuta a freno dal Mangiafuoco. Il servizio più richiesto sono le coccole: c’è quella timida, la sensuale, l’avvolgente. Si possono avere baci, teneri e tenui, farsi fare una polaroid, avere uno svenimento. Per le signore è andato a ruba il “servizio marpione”. Ma il più voluto e cercato, il più desiderato, il più richiesto, sono state certamente le “siringhe d’autostima”. Uno spettacolo come questo è proprio una bella iniezione di fiducia.

Voto 8 

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