Dopo i successi di Pesaro, Modena, Imperia, Bologna e Roma, e prima di girare in lungo ed in largo la penisola, in tour fino a fine maggio 2003, lo spettacolo "Carmen de los Corrales" a cura della Compagnia Nuevo Arte Nativo è sbarcato al Teatro Puccini di Firenze, ridisegnando tra volteggi, passi di tango e flamenco, l'ideale collettivo, la visione unitaria e globale dell'opera di Bizet, trasformandola in epopea senza tempo, reinventandone gli spazi, trasponendo la scena nell'America del Sud, rivoluzionando in maniera fortemente caratterizzante ed originale il dramma ottocentesco.
Un vero e proprio musical, amabilmente diretto da Eduardo Casullo, con quattordici ballerini ispanici d'eccezione, veri maestri con grande tecnica, che hanno proposto una miscela esplosiva e sensuale di balli latino americani messi in scena con le splendide armonie delle coreografie di Koki e Pajarin Saavedra, per un risultato finale di grande impatto emotivo che ha avuto il suo apice con la morte finale della Carmen, straziata dal troppo amore, affilato come la lama che la trapasserà, dell'amante- amato Don Josè, che non le perdona l'amore tradito.
Gli attori - ballerini - cantanti, nei loro costumi graffianti zingareschi, si muovono all'interno di un recinto per il bestiame, appunto i "corrales", mattatoi, dove la gente povera idealmente è rinchiusa, dove sgomita e muove per poco, dove l'arroganza prende spesso il sopravvento sui sentimenti, dove la pietà è un lusso e l'onore e l'orgoglio sono gli unici beni da proteggere e difendere con i denti.
Bestie dentro al filo spinato di una fazenda argentina si muovono al ritmo ancestrale e caldo, quasi amniotico, fuori furoreggiano come protagonisti- spettatori due chitarristi, che suonando magistralmente dal vivo, e ne dettano i tempi di vita, di morte, vendette, schiavitù, misere esistenze.
Il rosso è il colore predominante: le gonne svolazzanti e sventolanti, le camicie degli uomini che s'insultano, la rabbia che dipinge i volti aridi dei protagonisti, il sangue della bella Carmensita che scorre tremendo e liberatorio, purificando, come estremo sacrificio cristiano, le altre bestie rendendole, forse per un solo eterno attimo, uomini pietosi ed imperdonabili al cospetto di Dio, anime da salvare e non più animali da macellare e scarnificare a colpi di tango e sudore.