Baroque Festival
Regia di Alessandro Riccio
Produzione Tedavi ’98, con Alessandro Riccio e Cristiana Ionda, costumi Daniela Ortolani, oggetti di scena Samantha Chellini
All’Educatorio di Fuligno, Via Faenza 50, Firenze, dal 26 al 30 dicembre 2006
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Assieme agli Zauberteatro, I Tedavi ’98 hanno il primato fiorentino di
far conoscere ad ogni nuova produzione scorci, angoli e luoghi nascosti della
città anche ai cosiddetti doc da generazioni. Dopo le quattro stagioni del
“Mese Mediceo”, la svolta barocca è stata pressoché naturale. Stavolta per la
ripresa, le prime date furono in ottobre, del “Baroque festival” la
scelta è caduta sull’Educatorio
di Fuligno, una ex chiesa sconsacrata ma totalmente restaurata. Lo scenario
è già spettacolo e riporta, tra affreschi e quadri appesi, vagamente
all’atmosfera dell’epoca al tempo stesso sacra e austera, infarcita di
convenzioni e ruoli di facciata, ed allegria colorata e scanzonata. Tra il
pubblico molti dell’E.N.S., ente nazionale
sordomuti con gli applausi finali silenziosi con le mani in alto a
sventolare. Prima ancora la degustazione di prodotti tipici toscani e del vino
delle colline con l’associazione De Gustibus. Sul palco-altare si muovono
Alessandro Riccio, colonna dei Tedavi, qui con un’altra prova d’attore, e
Cristiana Ionda, perfetta spalla per le gag e tutta l’istrioneria estroversa di
Riccio. Ecco l’apparecchiatura con salsicce, cappone gigante e pesce enorme in
gomma che affollano la tavola imbandita, con salsa di musica medievale, ed i
due servitori che cozzano e s’azzuffano, emuli della Familie Floz, con silenzi
evocativi stile Maria Cassi. Clown con
cerone in faccia, la Ionda sembra il pagliaccio di Mc Donalds con i capelli sparati rosso fuoco, mentre
Riccio ha la faccia di gomma ed è delizioso nelle sue caricature. Ben presto il
bon ton, il galateo e le buone maniere vengono dimenticate dalla Contessa che
ripulisce a dover tutti i propri orifizi, alla Serenata con Riccio che canta, e
bene, lirico ed intonato arie da opera. I colori sono sfarzosi e caldi, come i
drappi che imbastiscono la scena, gialli e rossi, con attori maschere in carne
ed ossa con tutto il bagaglio di comicità fisica, da Stanlio ed Ollio
passando per Fantozzi con sprazzi di Mister Bean un tocco dei Monty Python, il tutto
esaltato dai costumi superbi e fascinosi creati da Daniela Ortolani che
ricordano il gaudente e goliardico Carnevale veneziano. Il movimento è
rocambolesco, da giravolta, trottole impazzite che s’inseguono con sottofondo
di musica da Carosello, e voci smorzate come quella di Paperino. La signora di
corte si strozza con le perle, dialoga con Cocorito un pappagallo simile a
Portobello, si confessa con un cardinale imporporato nel suo intercalare
toscanaccio roteando l’incenso come fosse il lancio del martello. La piece non
può non terminare con una zuffa-baruffa tra due cantanti lirici gelosi ed invidiosi,
“Rumori fuori scena”, che, sempre con il sorriso sulle labbra, si spennano
rimanendo letteralmente in mutande.
Voto
7 ½
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