L’atmosfera creata dalle Ombre è di raffinata cordialità,
di leggera familiarità intrisa da una parte di sano buonumore tutto fiorentino
dall’altra di quel mistero che aleggia, giallo e noir,
tra i tavoli e le vivande, tra gli antipasti ed il prosecco d’apertura. Il
Dalle vigne è un luogo magnifico e l’ideale consacrazione del testo. Appena
l’orizzonte, tra il verde dei colli e le nuvole diventate panna e cialda,
diventa di un rosso infuocato, gli spettatori capiscono il titolo: “Uno sparo
al tramonto” che con “Old Devil Moon”
(più volte e sempre con successo e con un tutto esaurito continuo)
costituiscono l’ossatura e lo scheletro di questa giovane e fresca compagnia,
proveniente dalle più svariate esperienze sul palco. Finezza del
Dalle Vigne: ogni tavolo è stato chiamato con il nome di un famoso
investigatore. E qui non c’è il fattore tempo a
rompere le uova nel paniere, non c’è frattura tra il vero ed il romanzato.
Vediamo quindi Kojak
confrontarsi con Colombo, Agatha Christie con
Grissom (da CSI), Sherlock
Holmes che tenta di
battere sul filo di lana Poirot. Ogni tavolata, sconosciuti che
a bocca piena fanno elucubrazioni cervellotiche studiando gli indizi per
scovare l’assassino ed il movente, è un commissario. Chi vince ha in regalo una
maglia ed una bottiglia di vino. Stavolta è un suicidio, che fin dalle prime
battute si scopre essere un omicidio, a tenere banco. L’investigatore principe-
presentatore e filtro tra il pubblico e gli attori sul piccolo palco è il bravo
Alberto Orlandi che riesce a districarsi con colpi di
coda ironici e mezze verità tra le domande, alcune argute altre impertinenti
dei commensali. Vengono fornite cartine delle stanze
nelle quali si trovavano i vari personaggi, il referto dell’autopsia, articoli
e ritagli di giornale che ad una prima lettura sembrano non avere alcuna
attinenza al caso specifico. Bisogna stare attenti e vigili, con le antenne
drizzate e gli occhi a carpire qualsiasi movimento o cedimento psicologico dei
cinque sulla scena. Come nei migliori gialli tutti potrebbero essere i
potenziali killer, ma ogni assassino lascia delle
prove e solo un occhio attento può scovarle. Potrebbe essere stato il Conte
pistolero, o la Contessa casalinga disperata e spendacciona, la cartomante sensitiva vannamarchesca
approfittatrice, o la sorella della nobile. Un morto, anzi due. Sintonizzate gli
orologi pronti ad entrare in una nuova dimensione. Le tre esse, sesso, sangue,
soldi, sono sempre protagoniste.
Voto
8
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