La figura di James Toback nel panorama del cinema americano è alquanto anomala, visto che i suoi film non sono paragonabili al cosiddetto cinema indipendente, come prassi linguistica, ma sicuramente non si possono definire commerciali. Ciò che distingue Toback è il suo stile fortemente segnato dall'ossessione che spinge i suoi personaggi all'amore, vissuto come sentimento carnale e istintivo, spesso complice di incomprensioni tra i diversi sessi, generando una sovraeccitazione del visivo, pronto a cogliere lo spettatore impreparato. Il suo film emblema è Fingers, dove un giovane Harvey Kaitel interpreta un pianista che vive facendo lo strozzino per conto di suo padre, il suo desiderio d'amore, lo spinge a cercare rapporti occasionali, fino a spingerlo verso una deriva piena di solitudine. Con questo film Toback crea la sua opera più bella, intrisa di un forte sentimento nero, che ci consente di ammirare un film che lavora a più livelli, pieno di spunti originali. Altro esempio è il film Exposed, dove una giovane ragazza, interpretata da Natassja Kinski, abbandona l'università per cercare fortuna in città. Nella metropoli riesce a trovare lavoro come modella, e si innamora di un violinista che cova da tempo un sentimento di vendetta nei confronti di un terrorista, che recluta nel suo movimento solo donne. Un film che designa l'amore come sentimento manipolatore, dove gli uomini usano le donne per i loro scopi. Un film diseguale, ma apprezzabile. Mentre in Black and White, il regista indaga sul rapporto tra i bianchi e i neri in America, dando vita ad un film altalenante, che non riesce bene a mettere a fuoco i vari temi trattati. Il suo ultimo film, Harvard Man è un'escursione nel mondo degli universitari, tra droga, basket, con un piglio narrativo straniante e godibile, che confermano le doti eccentriche dell' autore, nell'affrontare temi scottanti con modelli narrativi inconsueti. Comunque, il cinema di Toback, dimostra che l'originalità è ancora di casa nel cinema a stelle e strisce.
Voto
7
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