Un
documentario sul pinguino imperatore che scala il box office americano e sbanca i botteghini di mezzo mondo è un’idea
piuttosto difficile da metabolizzare, ma il soggetto che sta dietro La marcia dei pinguini
giustifica ampiamente tale risultato, anche in virtù della naturale simpatia
che l’uccello polare non manca mai di riscuotere sia nel pubblico adulto che in
quello infantile. In particolare questo film di Luc
Jacquet racconta l’epopea riproduttiva che a cadenza annuale devono
affrontare i pinguini, l’unica specie che ha ‘scelto’ di vivere nel proibitivo
clima antartico: ogni anno nell’arco di tre giorni gli uccelli acquatici
bicromatici approdano alla terra ferma e aspettano tranquilli finché qualcuno
inizia a marciare per
centinaia di chilometri, in un punto stabile della banchisa polare, all’estremo
sud del continente, sempre lo stesso luogo dall’alba dei tempi. E’ qui che
maschi e femmine si scelgono e si accoppiano per l’arco di una stagione intera:
deposto un solo uovo, la femmina lo lascia al compagno e ricomincia a marciare
verso il mare, in cerca di cibo, che conserverà nel gozzo per alimentare il
piccolo. Nel frattempo il maschio inizia un a danzare lievemente sulle zampe
per difendere l’uovo dal freddo estremo, spostandosi in continuazione per non
esporlo troppo ai venti artici, nella speranza che la sua compagna riesca a
ritornare in tempo per sfamare piccolo e affinché lui riesca a tornare
all’oceano ed alimentarsi a sua volta. Il miracolo della procreazione per
l’incredibile tenacia di una specie apparentemente sfavorita dalla natura
continua a ripetersi ad ogni nuova stagione, perpetrando il grande cerchio
della vita (come direbbe il disneyano Mufasa) anche a quaranta gradi sottozero
e nonostante molte vittime restino avvolte nel gelido abbraccio del freddo. La
regia di Jacquet è attenta ai dettagli e funzionale alla storia, una bella
storia in effetti, lirica e realistica ad un tempo, a tratti contrappuntata
dalla sensuale ed incisiva ugola di Emilie
Simon. Quel che non funziona, almeno nell’edizione italiana, è la voce
narrante di Fiorello,
che inizia la magica avventura de La marcia dei pinguini in chiave
fiabesca per poi acuirne le già zuccherine asperità narrative in modo
insopportabilmente melenso. Da vedere, anche per il mare di inchiostro che vi
si è sparso intorno...
La marcia dei pinguini - La marche de l'empereur, regia di Luc Jacquet; documentario; U.S.A./Fran.; 2005; C.; dur. 1h e 20’
Voto
7½
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