Tra le diverse chicche che sono uscite sul nostro mercato home video, vi andiamo a segnalare alcune pellicole davvero imperdibili. La
prima è C’era una volta in Anatolia del più noto
regista turco Nuri Bilge Ceylan, che si aggiudica il premio Gran Premio della giuria a Cannes 2011 con un’opera ambientata nelle steppe dell’Anatolia, dove un assassino conduce la polizia con il procuratore ed il medico sul luogo dove ha nascosto il corpo di una vittima. L'assassino purtroppo non ricorda o non vuole ricordare tutti gli indizi e quindi la ricerca si fa lunga,
e pian piano la verità si svela conducendo l’indagine verso una conclusione
inaspettata. Film di grande impatto visivo, articolato con grande sapienza dal regista Ceylan, dove lo spettatore deve farsi condurre fino alla fine. Essential
killing vede il ritorno dietro la macchina da presa del grande regista polacco, Jerzy Skolimowski, abile nel costruire una pellicola basata solo sull’azione stordente di un
combattente afgano catturato durante un'azione dai militari americani. Nel trasporto verso un carcere segreto riesce fortunosamente a fuggire. Inizia una fuga che vede il protagonista opporsi non solo a coloro che vogliono catturarlo ma a anche ad una natura ostile. Da vedere tutto
d’un fiato, con un Vincent Gallo in piena forma nel dare corpo e sguardo a questo esule inferocito dal mondo. La congiura della
pietra nera, del duo Su Chao-Pin e John Woo è un cappa e spada cinese convincente. Nell’antica
Cina, in un’epoca di incessante guerriglia tra clan rivali, Michelle Yeoh interpreta Shi
Yu, l’assassina numero uno di una feroce banda di
criminali dal nome Pietra Nera. Dopo aver rubato e ucciso per anni, decide di
cambiare vita e di cambiare faccia. Prima però, in
segno di espiazione e pentimento, riporta i resti del corpo di un monaco
buddista nella sua tomba. Si ritiene che le sue reliquie contengano il segreto
per ottenere il potere assoluto e che chiunque le possegga diventi in grado di
dominare il mondo delle arti marziali. Per riuscire a sfuggire alla Pietra
Nera, Shi Yu decide di sottoporsi a una drastica procedura di plastica
facciale alterando quindi completamente il suo aspetto e di cambiare il suo
nome in Zeng Jing. Ma soprattutto è nelle riflessioni tutt'altro che banali
sulla confusione di identità e sulla guerra dei sessi che la poetica di
Woo trova spazio, incentrando su una straordinaria Michelle
Yeoh il ruolo classico dell'eroina, killer redenta e tornata sulla retta via. Darling
di John Schlesinger racconta l’arrampicata sociale di Diana Scott che, dopo un matrimonio fallito, diventa fotomodella, passa da un
giornalista a un uomo d'affari, da un fotografo a un nobile italiano per concludere che la vita è solitudine. Film presentato in versione
integrale che per l’epoca fu un pugno nello stomaco per i temi caldi affrontati
come l’aborto, l’omosessualità e il sesso. Film che lanciò nel firmamento delle star Julie Christie. Classico da non lasciarsi sfuggire è Il silenzio
del mare di Melville, uno dei film capisaldi che fecero infiammare i cuori
dei giovani ribelli della nouvelle vague. Nel 1941 Werner von Ebrennac,
ufficiale tedesco, prende alloggio in una casa di campagna in Francia, abitata da un anziano signore e da sua nipote. Appassionato di cultura francese, cerca un dialogo con loro che gli oppongono il muro di un ostinato silenzio. Primo film di Melville che lo girò a sue spese nella stessa casa in cui Vercors aveva scritto il racconto lungo omonimo (1942), diventato uno dei testi più noti sulla Resistenza francese. Django di Sergio Corbucci è uno dei cult storici del nostro spaghetti western, che come ben sappiamo è stato ripreso con successo dall’ultima pellicola di Tarantino, da sempre innamorato del film. Django compare all’inizio con la sella in spalla, trascinando una bara e i suoi passi lo portano verso un vortice di sangue e crudeltà, per compiere la sua vendetta spietata. Una delle migliori opere di Corbucci, da non lasciarsi sfuggire. Riuscire ad avere tra le mani il DVD di Satatango di Bela
Tarr in italiano è un vero evento. Diviso in 2
parti e in 12 capitoli per la durata di 7 ore e più, costato quasi 4 anni di
lavoro (1991-94), tratto da un romanzo di László Krasznahorkai, adattato dall'autore col regista, è il più ambizioso dei film di Tarr, il narratore più estremo del cinema magiaro, attivo dal 1977. In un villaggio della pianura ungherese due gabbamondo,
già dati per morti, convincono la popolazione a
lasciare le proprie case e i loro risparmi, necessari a fondare una colonia
collettiva dell'utopia. Un film dai lunghi piani sequenza e da un rigore visivo
straordinario, per costruire un racconto che ha i tempi del cinema, dando un immagine mondo unica e imprescindibile. Supporti video
espressi in una eccellente qualità e con una cura
visiva e dell’audio ottimale, con la presenza di contenuti speciali interessanti e per saperne di più si può visitare il catalogo della Cecchi Gori
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Voto
7
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