Il successo planetario di Emir Kusturica ha avuto il merito di rendere accessibile ai canali più commerciali un certo cinema dell'est, sicuramente interessante ed affascinante. "Luna Papa" è forse l'esempio più emblematico di un modo di muovere la macchina da presa che risente proprio di quelle lezioni del regista jugoslavo che cercano di trasfigurare la realtà con un misto di grottesco e di poesia. Da questo punto di vista, la regista georgiana Nana Djordjadze ha imparato così bene la lezione al punto da essere accolta direttamente al Festival di Cannes, dove "27 baci perduti" ha sfilato nella rassegna "Quinzaine des Réalisateurs". Il suo personale film "di formazione", incentrato sull'estate particolare di Sybille, una lolita dell'est che sconvolge l'ipocrita vita di una piccola città di campagna, parte con un autobus che cammina in mezzo a delle bombe lanciate da uno pseudo generale impazzito e si sviluppa su una carovana di personaggi che sembrano usciti prorpio da "Underground" e "Gatto nero, gatto bianco". Se a ciò si aggiunge che le musiche sono state curate da Goran Bregovic, collaboratore fedele di Kusturica, appunto, si capisce bene come ogni singola inquadratura del film possa risultare artificiosa al punto da compromettere la riuscita della pellicola. Costruito magnificamente con una composizione figurativa impeccabile, il film ha il difetto di non emozionare proprio per l'eccessiva ricerca estetica che fa della pellicola un ottimo saggio e niente più. Il pubblico aspetta impaziente che questa regista possa crescere e sviluppare un cinema più personale e passionale.
Voto
5
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