La fine di Shavuoth, 2010
I capitoli del crollo, Volume primo: Tre fratelli, 2010
L’Italia s’è desta, 2010
Frankenstein ossia il Prometeo moderno, 2009
La Gabbia III, 2008
Donna non rieducabile, anteprima, 2007
L’odore assordante del bianco, recensione, 2007
Stefano Massini,
Scanner intervista il regista fiorentino, 2007
L’odore assordante del bianco, scritto e diretto da Stefano Massini, 2007
Muro di silenzio, diretto da Stefano Massini, 2005
Norma 44, di dacia Maraini, diretto da Stefano Massini, 2004
La Gabbia, diretto da Stefano Massini
Finale di partita per giocatori
ciechi, muti e sordi. Naso, orecchie, occhi. E cuore. Sangue. Linfa. Tutto è
annebbiato nella grande stanza (della mente) dell’Odore assordante
del bianco (fino al 25 febbraio 2007 al Fabbricone).
Fibrillazione per questa prima nazionale, e produzione dello Stabile pratese, del
testo vincitore del Premio
Tondelli ‘05. Un gioco sottile e delicato tra verità e falso, tra realtà e
fantasia. Ma “il filo è spezzato” e tornare indietro dal manicomio per Vincent Van Gogh è
impossibile. E’ proprio la circolarità del testo a chiudere, come si è aperto, lo spaccato nella crepa. Figure si affollano nella testa. E’ assurdo anche credere ai propri occhi. Che mentono. Bianco, bianco ed ancora bianco.
Accecante, debordante oltre ogni sopportazione. Bianco neve, neutro, impossibile da sostenere con lo sguardo, che taglia le pupille e le azzera. Il pittore fiammingo, Mauro Malinverno in forma strepitosa sempre pronto e
coriaceo nella sua recitazione fisica e d’impatto, è a terra ansante, respira
affannoso da iperventilazione. Parkinsoniano, tremante e tremolante. Guarda nel
vuoto avvolto nel bianco abbagliante. L’aria è rarefatta da delirio e nebbiosa
da Val Padana. Sogno allucinato e inganno lucido. L’immaginazione assume i
contorni del palpabile, l’incubo ha fattezze tangibili. Le pareti, la sedia, il
letto, gli abiti, i fiori sono di un bianco asfissiante. Un tunnel, effetto ronconiano
del quale Massini è stato allievo, è un imbuto concentrico, un pozzo
orizzontale che affiora e scompare nelle profondità, sale e decresce in
dissolvenza. Il rosso della sua barba e dei suoi capelli da survivor si staglia.
Il rosso che ritorna come mesce sulla cute del fratello Theo, ora ingenuo ora
menefreghista, infine Ponzio Pilato, Fazzini alter ego placido, come il foulard
del dottor Peyron, Roberto Posse puntuale, il direttore illuminato della casa
di contenzione. La piece di Massini è essa stessa un quadro, una parentesi
illusoria sospesa come conturbante trapezista in bilico tra i ghiacciai della
psiche, sorvolante i detriti e le macerie dell’inconscio. I vapori annebbiano e
disossano l’essenza delle cose. Gli infermieri ultrà e cani rabbiosi, scagnozzi
mafiosi e bravi manzoniani, Gioffrè dall’aria stralunata e Paggetti con risata
demoniaca, Carabinieri di Pinocchio quando trascinano VG, ed il caporeparto
sadico nazista, Vernon Lazare- Fernando Maraghini sibillino e serpentino, sono
l’unico appiglio al reale. “Le lettere sono moscerini neri nel latte”. Non lo
sono certamente le parole di Massini.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro
Nuovo di Napoli dal 9 al 18 marzo 2007 e al Teatro India di Roma dal
21 al 25 marzo 2007.
Voto
8