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L’odore assordante del bianco
Scritto e diretto da Stefano Massini
Scene Laura Benzi, costumi Micol J. Medda, luci Roberto Innocenti, con Mauro Malinverno, Antonio Fazzini, Roberto Posse, Fernando Maraghini, Massimiliano Paggetti, Roberto Gioffré
Prima nazionale dal 13 al 25 febbraio 2007 al Teatro Fabbricone, al Teatro Nuovo di Napoli dal 9 al 18 marzo 2007 e al Teatro India di Roma dal 21 al 25 marzo 2007

 




                     di Tommaso Chimenti


La fine di Shavuoth, 2010
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La Gabbia III, 2008
Donna non rieducabile, anteprima, 2007
L’odore assordante del bianco, recensione, 2007
Stefano Massini, Scanner intervista il regista fiorentino, 2007
L’odore assordante del bianco, scritto e diretto da Stefano Massini, 2007
Muro di silenzio, diretto da Stefano Massini, 2005
Norma 44, di dacia Maraini, diretto da Stefano Massini, 2004
La Gabbia, diretto da Stefano Massini


Finale di partita per giocatori ciechi, muti e sordi. Naso, orecchie, occhi. E cuore. Sangue. Linfa. Tutto è annebbiato nella grande stanza (della mente) dell’Odore assordante del bianco (fino al 25 febbraio 2007 al Fabbricone). Fibrillazione per questa prima nazionale, e produzione dello Stabile pratese, del testo vincitore del Premio Tondelli ‘05. Un gioco sottile e delicato tra verità e falso, tra realtà e fantasia. Ma “il filo è spezzato” e tornare indietro dal manicomio per Vincent Van Gogh è impossibile. E’ proprio la circolarità del testo a chiudere, come si è aperto, lo spaccato nella crepa. Figure si affollano nella testa. E’ assurdo anche credere ai propri occhi. Che mentono. Bianco, bianco ed ancora bianco. Accecante, debordante oltre ogni sopportazione. Bianco neve, neutro, impossibile da sostenere con lo sguardo, che taglia le pupille e le azzera. Il pittore fiammingo, Mauro Malinverno in forma strepitosa sempre pronto e coriaceo nella sua recitazione fisica e d’impatto, è a terra ansante, respira affannoso da iperventilazione. Parkinsoniano, tremante e tremolante. Guarda nel vuoto avvolto nel bianco abbagliante. L’aria è rarefatta da delirio e nebbiosa da Val Padana. Sogno allucinato e inganno lucido. L’immaginazione assume i contorni del palpabile, l’incubo ha fattezze tangibili. Le pareti, la sedia, il letto, gli abiti, i fiori sono di un bianco asfissiante. Un tunnel, effetto ronconiano del quale Massini è stato allievo, è un imbuto concentrico, un pozzo orizzontale che affiora e scompare nelle profondità, sale e decresce in dissolvenza. Il rosso della sua barba e dei suoi capelli da survivor si staglia. Il rosso che ritorna come mesce sulla cute del fratello Theo, ora ingenuo ora menefreghista, infine Ponzio Pilato, Fazzini alter ego placido, come il foulard del dottor Peyron, Roberto Posse puntuale, il direttore illuminato della casa di contenzione. La piece di Massini è essa stessa un quadro, una parentesi illusoria sospesa come conturbante trapezista in bilico tra i ghiacciai della psiche, sorvolante i detriti e le macerie dell’inconscio. I vapori annebbiano e disossano l’essenza delle cose. Gli infermieri ultrà e cani rabbiosi, scagnozzi mafiosi e bravi manzoniani, Gioffrè dall’aria stralunata e Paggetti con risata demoniaca, Carabinieri di Pinocchio quando trascinano VG, ed il caporeparto sadico nazista, Vernon Lazare- Fernando Maraghini sibillino e serpentino, sono l’unico appiglio al reale. “Le lettere sono moscerini neri nel latte”. Non lo sono certamente le parole di Massini.

Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Nuovo di Napoli dal 9 al 18 marzo 2007 e al Teatro India di Roma dal 21 al 25 marzo 2007.

Voto 8 

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