La lama di una sega circolare appesa ad una grossa catena oscilla in alto, ai lati del proscenio due lastre d'acciaio, sul fondo un sonnacchioso lampione in ghisa illumina un piccolo palco da saltimbanchi, il tutto martoriato da una pioggia incessante dai contorni fantasmatici : Dabrò pazalat' v Elsinore.
Il regista lituano Eimuntas Nekroðius non ha nessuna voglia di scherzare e tanto meno i suoi attori, il pubblico lo capisce e il teatro si trasforma in un unico respiro.
Fa freddo al castello danese, pesanti anfibi scortati da possenti pellicce tagliano il palco in tutte le direzioni. Un batter di palpebre e la possente voce di Claudio, come per altro quella di tutti gli attori della compagnia, riempie la sala del trono e il palco si è asciugato, come per magia. Amleto trema, trema come una foglia, come un bambino. Anche dopo tremerà, ancora, di più, molto di più. Una sirena squarcia l'aria, il denso fumo di una pipa annuncia l'arrivo del battello sul quale si sta imbarcando Laerte che saluta Ofelia caricandosi la barchetta a forma di bara sulle spalle, sotto il gelido sguardo del cosacco Polonio .
Torna a piovere sul castello ( in teatro non siamo più da un pezzo) e con la pioggia la notte, con la notte lo spettro del padre. Un padre che vuole vendetta, che chiede di giurare ma che non può parlare di altri mondi perché :" ...Potrei svelare una storia la cui più lieve parola agghiaccerebbe il tuo giovane sangue". Amleto ascolta, ascolta e tace, ascolta e trema. Sotto i suoi piedi nudi un blocco di ghiaccio attende, testimone muto, di vedere suggellato il giuramento. Nella sala il ghiaccio è ovunque, pende dai candelabri, viene masticato, sputato, si trasforma in instabilità. Lo spettro lascia dietro di sé un trono avvolto dalle fiamme e la spirale di questa tragedia senza eroi risucchia tutto e tutti.
Il palco gronda acqua, gli attori scivolano, saltano, cantano, bevono ridono, piangono e muoiono. Amleto trema mentre maledice il suo essere sotto una pioggia di ghiaccio liquefatto.
Questa la via al teatro di fine millennio, l'imborghesito parquet del Fabbricone l'ha imparato a sue spese :"Il resto è silenzio" .
Voto
9
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