Cantiere disperazione
L'Orchestra Titanic
Di Hristo Boytchev, un progetto di Paolo Magelli, con Valentina Banci, Francesco Borchi, Mauro Malinverno, Fernando Maraghini, Fabio Mascagni
Da Martedì 12 a Venerdì 15 Dicembre 2006 alle 21:00 al Teatro Fabbricone di Prato
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In una stazione con ormai soltanto binari morti abita un
gruppo di derelitti umani. Abita, vaga, respira e litiga tra alcool e
malesseri. Emarginati, i soliti ignoti, barboni, clochard, extracomunitari.
Varia umanità. Doveva essere la rappresentazione del precariato questo “Cantiere
Disperazione” (al Teatro Fabbricone
di Prato fino
al 15 Dicembre 2006) operazione
riportata alla luce da Paolo Magelli che ha tradotto il bulgaro Hristo Boytchev.
Un po’ troppo simile ai “Bassifondi” visto sempre a Prato nella scorsa stagione.
L’allegra brigata è formata da un freddino Francesco Borchi che è Zingaro
Zingarelli, ossessionato dalla morte della sua Orsa, dall’ironico e sempre
convincente Fabio Mascagni (sempre più Charlie Brown)-
Libero Liberucci ex capostazione licenziato, dalla bella ma sempre uguale a se
stessa Valentina Banci - Belloccia Bellini, dall’esperto Fernando Maraghini -
Robusto Resisti e dall’affascinante Mago di
Oz - Genio della Lampada (che esce
da una cassa come clandestino, bara o confessionale dove espiare) Mauro
Malinverno che interpreta Harry Houdinì.
Attendono un treno che passa ma che non si ferma mai alla loro pensilina. Gli
scosci di bottiglie vuote accartocciate come cascata rumorosa che cade sul
palco è la scena più emblematica e fotografica dell’intera piece. Le schiena
dei cinque soverchiati dall’ammasso di rifiuti che continua a rifiutarli, a non
farli salire sul carro migliore, a lasciarli marcire agli angoli. Forse sono
stentati prigionieri della vita che attendono un passaggio per un inferno
peggiore, un campo di concentramento dell’anima, un Train de Vie in perenne ritardo.
Ma da qui in poi, e siamo solo all’inizio, la strada si perde, la rotta si
rompe. L’espediente del Mago - guru in frac bianco (forse è David Copperfield?)
che risolve le dispute esistenziali è profondamente trasognante ed ilare ma non
concede forza e spessore al testo né al contesto. Tutto diviene circus e
giostra, gioco rocambolesco più teatrale che contenutistico, tutto diventa
scherno e ricerca del lazzo per la scena successiva. Chi è il sogno di chi? Tra
palco e realtà, tra sogno e verità, tra illusione e presente. Ma, in fondo,
potremmo chiederci: “La vita è un sogno, o i sogni aiutano a vivere?”
Voto
5
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