Un ossimoro esistenziale al femminile, ma letto con
la lente divergente dell’ironia, l’unica arma con cui contrastare gli urti
della vita, anche quelli di marca tragica. E’ forse questa la definizione più
calzante per Sono pazza di te, l’ultimo romanzo di
Rossana Campo, classe 1963, scrittrice di natali genovesi ma parigina d’adozione, autrice finora di In
principio erano le mutande (che nel 1999 ha ispirato l’omonimo film di Anna
Negri), Il pieno di super, Mai sentita così bene, L’attore
americano, Il matrimonio di Maria e Mentre la mia bella dorme
(tutti editi da Feltrinelli), di alcuni racconti e del libro per bambini La
gemella buona e la gemella cattiva. La protagonista di Sono pazza di te è
la classica eroina al contrario dei romanzi di Rossana Campo, una giovane donna
insicura, stravagante, infelice, innamorata irragionevolmente di Pascal (che
l’ha lasciata da poco): per hobby (terapeutico, a suo giudizio) dipinge
con tinte vivaci e vive con l’amica Goli, un’iraniana sballata ma di buon cuore
conosciuta all’ospedale psichiatrico di Laval, trait d’union ambientale
delle altre amiche del gruppo (Cecile, Viviane, Yumiko), tutte con storie più o
meno pesanti alle spalle. Durante un’estate confusa, nell’attesa dell’imminente
eclisse solare,
impariamo a conoscere la strana cerchia della protagonista, che per elezione ha
sempre preferito “i disadattati, gli sfigati, i ciccioni, i fuori dal mondo,
quelli che non ce la fanno, quelli che parlano con la Madonna, quelli che
passano il tempo a tingere i capelli a una bambola, che sono tagliati fuori
dalle conversazioni educate, dalle belle macchine, dai conti in banca, dalle
vetrine coi vestiti eleganti”, quelli che lei con fare consapevolmente naif
ama considerare “i guerrieri dell’umanità”. Pagina dopo pagina
si alternano conversazioni in libertà su sogni infranti, disagi relazionali,
amicizie, equilibri emotivi intravisti all’orizzonte: la protagonista tira
dritto in cerca di stabilità finché, un giorno come tutti gli altri, alla sua
porta si riaffaccia da un silenzio di ben diciassette anni Renato, detto Reian,
suo padre. E’ proprio il rapporto di odio-amore con il genitore di ritorno che
costituisce il fulcro del romanzo: dopo l’isterica accoglienza la figlia
ritrovata imparerà a guardare con occhi diversi (ormai privi del tipico
conformismo infantile) questo maturo signore un po’ sbruffone, imprevedibile e
poco responsabile. Sono pazza di te conferma quanto di buono la Campo ha fatto
intravedere finora: una commedia con sprazzi drammatici, ricca di fantasia,
colore e tanta ironia.Rossana
Campo, Sono pazza di te, Milano, Feltrinelli, 2001; pp. 192
Voto
7
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