Con
un titolo come Ricostruzioni l’ultima prova di Josephine Hart,
già autrice di romanzi di grande successo come Il peccato e Il danno (poi
divenuto un film di Louis Malle), non poteva che essere incentrata sulla
ricomposizione di un dramma sommerso. Protagonista della storia è il
quarantenne Jack Harrington: dopo aver frequentato le migliori scuole inglesi,
Jack è diventato uno psicanalista di grido a Londra, ma ancora continua a
rimuginare sul fallimento del suo matrimonio con Ellie, regista teatrale. Un
ruolo importante nell’economia della trama è svolto da Kate, la splendida
sorella di Jack, che fa la modella ed è considerata una vera dea nella
ristretta cerchia dell’high society londinese: Kate infatti, dopo un
divorzio e numerosi flirts, sta per risposarsi con il maturo
miliardiario Harold Abst e, come spesso le succede nei momenti di svolta della
sua vita, è entrata in una crisi dai risvolti inquietanti, che affonda le
proprie radici in un trauma infantile che ha segnato indelebilmente anche il
fratello. Pagina
dopo pagina, impalbabilmente, scopriremo la vera natura del legame tra Jack
e Kate, da tutti sbrigativamente decifrato come incestuoso, innescato invece da
una sanguinaria tragedia andata in scena anni prima in Irlanda, nella dimora
della famiglia Harrington a Malamore, nella quale i due ragazzi persero ad un
tempo la madre, scomparsa in modalità drammatiche ed indelebili, ed il padre,
un personaggio d’immensa grandezza, probabile uxoricida e responsabile unico
della ricostruzione dei fatti, al fine di assicurare un futuro ai figli, da
quel giorno affidati ad un benestante prozio medico e trasferiti in
Inghilterra, in una casa chirurgicamente asettica rispetto alla traumatica
esperienza vissuta. Jack, avuta notizia della messa in vendita di Malamore,
decide di acquistare la vecchia casa di famiglia per trasformarla in un
complesso di miniappartamenti: la ristrutturazione immobiliare offrirà a Jack
il pretesto per ricostruire i frammenti dell’infanzia perduta dispersi nei
meandri della sua memoria, un’operazione dispendiosa e dolorosissima in termini
affettivi, intrapresa anche nel tentativo di salvare definitivamente la sorella
Kate. Ricostruzioni
è un esempio di sublime letteratura di consumo, tutta giocata nella
rielaborazione à rébours di un’ossessione incancellabile e latrice di
reiterate sofferenze, almeno finché il protagonista non riuscirà a ricostruire
il suo mosaico esistenziale andato in frantumi anni prima. Il romanzo della Hart arriva a
questo punto d’approdo, dichiarato a partire dal titolo –
l’originale, equivalente a “il ricostruttore”, punta l’attenzione in modo
esplicito sull’opera psicologicamente filologica compiuta dal personaggio
principale –, lungo un percorso tortuoso e seducente, che pare rimandare ad
libitum il momento della verità, offrendo al contempo intriganti sprazzi
del bel mondo londinese, ricco d’ironia e dominato dalla logica dell’apparire,
ed una fantastica galleria dei pazienti del Dott.
Harrington, affetti da problemi esistenziali per risolvere i quali il
protagonista continua a rimandare lo scioglimento del suo ormai stratificato
trauma infantile. Da non perdere.
Josephine Hart, Ricostruzioni, Milano, Feltrinelli, 2002; pp. 232
Voto
8
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