Prologo: nel lontano 1959 ai pedagoghi di larghe vedute di una ridente scuola elementare degli States venne in mente di chiedere ai loro studenti di disegnare il futuro per inserire i loro lavori in una capsula del tempo da aprire mezzo secolo dopo. Didatticamente sarebbe anche un’idea buona, se non fosse che una studentesa invece di disegnare non può fare a meno di riempire il suo foglio di una sequenza numerica apparentemente causale: niente di strano, dato che si trattava di una ragazzina un po’ disturbata che sentiva bisbigliare nella sua testa messaggi sussurrati da persone invisibili. Ai giorni nostri la capsula del tempo viene riaperta in pompa magna ed i messaggi del passato vengono affidati agli studenti di oggi: quella misteriosa sequenza numerica tocca a Caleb, l’adorato figlioletto dell’astrofisico John Koestler, vedovo inconsolabile e disilluso docente del MIT. In una notte buia e solitaria il professor Koestler intuisce che nelle cifre del foglio sono state predette le più grandi catastrofi che abbiano funestato il pianeta negli ultimi cinquant’anni. Purtroppo tre ancora devono verificarsi e l’ultima si preannuncia radicale e definitiva. Al protagonista non resta che cercare di indagare mettendosi sulle tracce della figlia e della nipotina della piccola profeta di cinque decadi prima, defunta tragicamente dopo un’esistenza tormentata sotto il versante psicologico. Il passo successivo di Koestler è accertare la realtà delle predizioni e quindi avvertire le autorità in vista dell’ultima terribile catastrofe annunciata: nel frattempo sia Koestler che Caleb cominciano a notare intorno a loro presenze misteriose e minacciose. Un thriller narrativamente poco levigato ma efficace affidato alle robuste spalle di Nicolas Cage, che ai ruoli da Cassandra cinematografica pare essersi affezionato dopo l’esperienza ‘profetica’ di Next. Di convincente Segnali dal futuro conta la terrificante sequenza della catastrofe nella metropolitana di Manhattan e l’inquietante prima parte in cui vengono posate le fondamenta narrative del mistero al centro del film. Nel finale purtroppo Alex Proyas si lascia prendere la mano e finisce per risultare ridondante con un paio di possibili finali seguiti dalle relative appendici troppo preconfezionate: dopo un commovente addio che potrebbe già concludere la storia, se siamo inclini a perdonargli l’ulteriore chiusa catastrofica – con l’ennesima distruzione di New York (stavolta tramite una letale ondata radiottiva solare) –, la successiva, di natura simbolica, risulta davvero troppo da sopportare. Per il resto, comunque, Segnali dal futuro si fa guardare, pur senza mai tenerci col fiato sospeso...

Voto 6/7