La
vita dei fratelli Andrey e Ivan è sconvolta dall’inatteso ritorno del padre,
assente da casa da dodici anni. Come i giovani protagonisti anche gli
spettatori rimarranno con molte curiosità irrisolte: col consenso della madre i
ragazzi partono insieme al padre ritrovato per un viaggio in macchina con
destinazione ignota. I due giorni previsti all’improvviso diventano cinque,
inutile dire che non sapremo mai perché. Ed anche il viaggio su strada al
centro de Il ritorno va
complicandosi: il padre conduce i due figli per lande desolate, in mezzo al
nulla, tra un litigio e l’altro, per approdare infine ad una baracca in riva al
mare e quindi partire su una barca malmessa alla volta di un’isola. Ed è
proprio qui che le tensioni accumulatesi durante la settimana finiranno per
innescare l’inevitabile tragedia conclusiva. Odissea parentale on the road
o viaggio iniziatico verso la maturità? Probabilmente l’intento dell’esordiente
Andrey Zvyagintsev è di miscelare entrambe le cose. Il ritorno si dipana
ponendo lo spettatore nella storia attraverso gli occhi dei due fratelli, che
pure insieme ci offrono una prospettiva diversificata della vicenda: il
maggiore, Andrey, vive il ritrovato rapporto col padre come un’insperata
occasione di conoscenza, con un entusiasmo misto a revenziale rispetto per
l’adulto; al contrario il piccolo Ivan è apertamente ostile al genitore,
ripresentadosi senza avvertimento dopo un lasso di tempo che non ammette scuse
e per giunta intenzionato a farsi obbedire con modi talvolta brutali. Come i
due adolescenti davanti al padre, la storia non ci fornisce
punti di appiglio, non ci offre risposte sull’oscuro passato del genitore né
suoi motivi del suo improvviso ritorno né tantomeno della ragione del viaggio
con i due figli. Possiamo solo immaginare che una ragione dell’itinerario sia
riposta nella cassetta dissotterrata dal genitore nella casa diroccata
nell’isola e poi nascosta nella prua della barca: ma Zvyagintsev chiuderà il
discorso laconicamente senza fornirci risposte neppure su questo punto. Eppure,
nonostante tutto, proprio questa sensazione di incertezza costituisce la cifra
riposta del film, che posiziona l’occhio dello spettatore nelle prospettive emotivamente contrapposte dei due fratelli, peraltro intensi e bravissimi.
Menzione di merito per la magnifica fotografia giocata sui toni del blu e del
grigio, che letteralmente sublima le già ragguardevoli attrattive
naturalistiche dell’ambientazione. Il ritorno si è aggiudicato tra
numerose polemiche il Leone d’Oro di Venezia 2003 (oltre
al premio quale miglior opera prima) dopo essere stato ‘sottratto’ all’ultimo
momento al Festival di Locarno dalla kermesse lagunare.
Il ritorno - Vosvrašcenie, regia di Andrey Zvyagintsev, con Vladimir Garin, Ivan Dabronrdvav, Konstantin Lavronenko; drammatico; Russia; 2003; C.; dur. 1h e 45'
Voto
7/8
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