Tranquillizzatevi, Lola corre davvero. Instancabilmente, per tutta la durata del film (quando si dice,
una recitazione fisica…). Corre alla caccia di centomila marchi, che il suo distratto boy-friend,
Manni, ha scordato sul metrò. Corre, perché ci sono solo venti minuti, prima che Manni faccia una
brutta fine. Corre, tra le gente, per le strade, sopra e sotto terra, volando sulle automobili,
trasformandosi in un velocissimo cartoon. Tykwer oltrepassa qualsiasi limite nell’estetica della
frammentazione: siamo ben oltre il saltellante linguaggio del videoclip, o dello spot pubblicitario.
Di inquadrature che durino più di venti secondi, in “Lola corre”, ce ne sono ben poche. La corsa
della protagonista attraverso una Berlino a volte sin troppo urbana, a volte jungla surreale dove fare
gli incontri più incredibili, è accompagnata da un delirio cinetico che annulla i canoni del film
d’azione per creare un nuovo orizzonte. Il montaggio è un bizzarro ottovolante che divide i corpi,
mette insieme gli spazi più diversi, spinge avanti ed indietro il tempo a suo piacimento, solletica le
mille possibilità del destino. Nulla, qui, può essere dato per scontato. “Lola corre” è una sorgente
inesauribile di sorprese e colpi di scena. Esercizio di stile o coraggiosa incursione in un territorio in
cui il cinema esalta le sue possibilità tecniche ? Il racconto tradizionale è completamente assente, ed
il sacchetto di banconote è solo un pretesto per dare inizio alla performance atletica. Molta più
attenzione è dedicata agli sdoppiamenti narrativi, ai “che cosa sarebbe successo se”, a quelle
improvvise biforcazioni della sorte che tanto sembrano affascinare oggi i registi, da “Sliding Doors”
in giù. Le piccole decisioni sono il sale della vita, per come la possono cambiare. Il resto è
commistione di linguaggi, il cinema che incontra la musica che incontra il fumetto che incontra il
videogame, in un’opera terribilmente bizzarra, che all’esplosione di ritmo e colore affida il suo
canale comunicativo. L’effetto straniante, per lo spettatore, è quello di essere risucchiato al ritmo
martellante della techno in un vorticoso imbuto, dove non esistono punti di riferimento. L’unica
strategia possibile è quella di tenere il passo di corsa. Grazie anche ad una protagonista di indubbia
presenza scenica, Tykwer vince a modo suo questa scommessa provocatoria. Ovviamente, fino
all’ultimo respiro. Lola corre - Lola rennt, regia di Tom Tykwer, con Franka Potente e Moritz Bleibrtreu; azione; Germania; 1998; C
Voto
8
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