Dopo
le cromatiche fantasie narrative di Hero, il maestro Zhang
Yimou si cimenta ancora da par suo con il wuxia,
il genere cappa e spada dagli occhi a mandorla, mettendosi alla prova stavolta
con una storia decisamente articolata rispetto alla pellicola precedente:
intrighi di spionaggio e controspionaggio, fantastiche coreografie belliche e danzanti
ed un triangolo amoroso di marca tragica ad amalgamare il tutto. La foresta dei
pugnali volanti si apre nella Cina del IX secolo dopo Cristo, sotto il
regno della dinastia Tang, ormai in evidente declino: in un periodo così
caotico sul versante politico ovunque dilagano corruzione ed ingiustizie, e
varie sette sorgono nel tentativo di contrastare il malgoverno dell’imperatore,
come la Casa dei pugnali volanti, la più nota e potente tra tutte. Due capitani
imperiali, Leo e Jin, elaborano un complicato piano per catturare il nuovo capo
della setta, nel cui covo contano di farsi condurre da Mei, una bella
danzatrice cieca che pare assai vicina ai ribelli e vanta un’esperienza stupefacente
nella pratica delle arti marziali. Vestiti i panni del cavaliere errante Vento,
Jin si offrirà di riaccompagnare nel lungo itinerario per la foresta dei
pugnali volanti la danzatrice non vedente. Galeotto si rivelerà per i due il
frastagliato viaggio verso casa, che riserverà ad entrambi numerosi agguati e
vari colpi di scena. Il regista di Lanterne rosse ci abbaglia con un
percorso irto di ostacoli e meraviglie visive per le quali la parola scritta
risulta inefficace, come la straordinaria coreografia del “passo dell’eco
danzante” o l’incredibile sequenza di combattimento nella foresta di bambù. Con
La foresta dei pugnali volanti Zhang Yimou conferma per l’ennesima volta
un eccezionale gusto estetico ed una rara perizia nei movimenti della macchina
da presa, senza incedere nelle impossibili esagerazioni che punteggiavano La tigre e il dragone.
Unico neo dell’operazione risulta essere l’eccessiva durata – ed un esagerato
gusto d’accumulazione per i colpi di scena di secondo grado – oltre ad un
finale melodrammatico sinceramente troppo prolungato. E’ anche vero che il
cuore de La foresta dei pugnali volanti è la pura bellezza estetica e,
da questo punto di vista, il film è un vero
gioiello.
La foresta dei pugnali volanti - Shi mian mai fu, regia di Zhang Yimou, con Takeshi Kaneshiro, Andy Lau, Ziyi Zhang; sentimentale/azione; Cina; 2004; C.; dur. 1h e 59'
Voto
7+
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