Davide
Ferrario, già autore di Tutti giù per terra e del controverso Guardami,
torna dietro la macchina da presa con un piccolo film in cui tutto finisce
magicamente per andare per il verso giusto: una trama esile come un fiocco di
neve che vive in felice alternanza tra registro lirico e grottesco,
un’ambientazione particolarissima come il Museo del Cinema
della Mole Antonelliana, la sorniona voce narrante del buon Silvio Orlando, un
cast di giovani attori in parte, infine un gran numero di riusciti omaggi alla
preistoria della settima arte. Il timido e silenzioso protagonista di Dopo Mezzanotte si chiama Martino e lavora come guardiano
notturno alla Mole Antonelliana, al cui interno si è pure ricavato una sorta di
miniappartamento in un locale abbandonato: Martino adora il suo luogo di
lavoro, dove vive come in un mondo a parte, organizzandosi ogni notte
proiezioni private attingendo materiale dallo sterminato archivio del Museo, in
genere bobine del cinema muto, soprattutto Buster Keaton, il suo rocambolesco ed
ingenuo modello di vita. Ogni sera Martino fa un salto al fast food
all’angolo per comprare un paio di ‘schifezze’ gastronomiche e, più che altro,
per poter vedere nel breve spazio della transazione Amanda, una giovane
cassiera che abita dall’altra parte di Torino,
nella periferia profonda della Falchera, una ragazza che sogna un lavoro
diverso, una casa diversa, una vita diversa. Amanda è fidanzata con l’Angelo,
impenitente tombeur de femmes e delinquente dal cuore d’oro
specializzato nel furto d’auto. Quando una notte l’odioso manager di Amanda
forza un po’ troppo il gioco della vessatura professionale, la ragazza reagisce
ed è costretta alla fuga: per l’appunto l’unica porta aperta che trova a
mezzanotte è quella della Mole, dove Martino si offre di nasconderla per
qualche giorno. Sarà l’occasione per scalfire l’irrealtà di celluloide in cui
vive il taciturno protagonista, che in breve si trova intrappolato in un
triangolo amoroso che pare ispirarsi a Jules et Jim.
Stilisticamente una vera
chicca metacinematografica in cui gli intarsi d’epoca si miscelano a
perfezione nella storia portante, che Ferrario
racconta con lirismo naif e con trasognato feeling per i
personaggi, abbozzati quanto basta ed umanamente simpatici. Non manca neppure
qualche efficace sequenza comica piazzata al momento giusto, come i vari
tormentoni canori su Adriano Pappalardo e la berlusconiana trovata conclusiva.
Non resta che augurare la miglior fortuna a Dopo Mezzanotte, passato con
successo anche al Festival di Berlino, ed attivare prontamente il passaparola:
se lo merita...
Dopo Mezzanotte, regia di Davide Ferrario, con Giorgio Pasotti, Francesca Inaudi, Fabio Troiano, Francesca Picozza; sentimentale; Italia; 2004; C.; dur. 1h e 30'
Voto
7/8
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