L’ultimo
film d’animazione della Disney, di immancabile uscita in periodo festivo,
differentemente dal solito punta sul registro dell’avventura a sfondo
archeologico e futuribile, nonostante la storia di Atlantis: L’impero perduto
prenda avvio ai primi anni del secolo scorso e precisamente nel 1914. Il
protagonista è un giovane studioso, Milo Thatch, con il chiodo fisso per
Atlantide, un mistero di cui cominciò a parlare secoli fa il filosofo Platone e
mai esaustivamente chiarito. Nipote di un famoso esploratore, Milo si è
convinto di poter trovare l’ubicazione del mitico continente sommerso partendo
dalle indicazioni contenute nell’antico e misterioso manoscritto di Sheperd.
Deriso dai colleghi esattamente come il suo antenato, il ragazzo trova un
finanziatore per la spedizione di ricerca nel classico milardario eccentrico. All’impresa
prende parte un assortito gruppo di avventurieri specializzati sotto la guida
del comandante Rourke e della tenente Helga Sinclair – una proto-nazista
chiaramente cesellata sul personaggio della dottoressa Elsa Schneider di Indiana
Jones e l’ultima crociata –. Dopo un lungo e pericoloso tragitto ad alta
profondità in un futuristico sottomarino ispirato al Nautilus di Jules Verne,
Milo Thatch riesce infine a trovare il varco per il continente perduto: la
grande sorpresa è che la favolosa Atlantide è una
civiltà ancora viva, per quanto in evidente stato di decadenza da
analfabetismo. Thatch, conosciuta la splendida principessa Kida ed il suo
nobile padre, cercherà di risolvere l’enigma del passato della favolosa città
grazie alle sue doti di studioso, ma dovrà presto far fronte al nascosto
intento di razzia dei suoi compagni, disposti a condannare a morte un intero
popolo per appropriarsi della loro preziosa fonte d’energia. In Atlantis ci muoviamo nella
classica ambientazione Disney a base di buoni sentimenti, il che significa
l’incombente lieto fine incombe, la punizione dei cattivi ed il realizzarsi del
sogno d’amore dei due giovani protagonisti: diversamente dal solito, comunque,
il film di Trousdale e Wise
ha un taglio più adulto, è privo dei tipici numeri musicali disneyiani,
presenta notevoli effetti
speciali e, almeno per l’impostazione grafica della città perduta e degli
avveniristici mezzi, è stato supervisionato da un cartoonist del livello
di Mike Mignola. Il plot prende spunto dalla teoria che ritiene la razza
atlantidea collassata all’apice del progresso intellettuale e scientifico nel
tentativo di conquistare il mondo: il registro del racconto è sospeso tra
commedia, avventura e fantastico, una via di mezzo animata tra Alla ricerca
della pietra verde e la saga di Indiana Jones. Indicato per un pubblico sia
infantile che adulto.Atlantis:
L’impero perduto - Atlantis: The lost empire, regia di Gary Trousdale e Kirk
Wise; animazione/avventura; Usa; 2001; C.; dur. 1h e 35’
Voto
7+
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