Ivo Saglietti
I Demoni
A cura di Manuela Gandini e Andrea Dall’Asta S.I. Organizzazione mostra: M. Chiara Cardini, allestimento Umberto Dirai, grafica Donatello Occhibianco
Alla Galleria San Fedele di Milano Fino al 5 maggio 2012. Inaugurazione: giovedì 15 marzo2012 alle 18
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Scientificamente, l’11 luglio 1995, le truppe del generale Ratko Mladic’ e i paramilitari di
Arkan, sotto gli occhi inermi e complici del contingente olandese di pace, deportano e uccidono
l’intera popolazione maschile dell’enclave musulmana di Srebrenica. Ottomila, tra
uomini, ragazzi e bambini, vengono eliminati e buttati in una settantina di fosse comuni. La città rimane abitata solo da orfane e
vedove dal foulard stretto attorno al capo. Negli anni dell’assedio bosniaco, Ivo Saglietti (Tolone 1948) documenta
la guerra in presa diretta. Fotoreporter di agenzie francesi e americane, gira con gli stivali sporchi del fango dei luoghi più
feroci e vulnerabili del pianeta: Salvador, Nicaragua, Cuba Libano, Haiti,
Uganda, Uzbekistan, Palestina. Come in una missione è testimone della storia.
“Se ci sono i fotografi una guerra diventa ‘reale’” scriveva Susan Sontag.
Nella mostra, intitolata Demoni, che
trabocca del dolore e dell’orrore del conflitto balcanico, sono impressi i resti e gli effetti del genocidio. Migliaia di bare tutte
uguali in un grande capannone, contrassegnate solo da un numero, sono in attesa
di sepoltura dopo sedici anni di ricerche. Dal 1996, l’International Commission of Missing Persons,
(ICMP), organismo composto da patologi, genetisti, tecnici, medici legali di tutto il mondo, analizza e ricompone le ossa di chi
ha perso, oltre alla vita, la propria identità. In una delle foto di Saglietti
una luce illumina due donne chinate sulla bara di chi hanno amato. La desolazione asettica del luogo, nella alienante ripetitività della morte, crea un dolore ancora più acuto. Con intesa umanità, Saglietti accoglie nella sua pellicola la sofferenza del mondo dandogli asilo. E coglie la sospensione degli anni che una
collettività buona sta trascorrendo nella certosina ricostruzione dei corpi al
fine di restituire un nome a ciascuna vittima. Vincitore per la terza volta del World Press Photo, con gli scatti di Srebrenica, Saglietti dichiara: “Dare un nome alle vittime
significa anche poterlo dare ai criminali”.
Orario: 16.00 – 19.00 - apertura dal martedì al sabato - chiuso i festivi Galleria San Fedele Via U.
Hoepli 3a Milano – info 39 02 86352233 - sanfedelearte@sanfedele.net
Voto
8
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