Roma ha un nuovo museo d’arte contemporanea.
Il MACRO è stato inaugurato il 13 ottobre 2002, con cinque esposizioni, nella sede di Via Reggio Emilia, presso l’ex-stabilimento Peroni.
In un tipico ambiente da archeologia industriale si è voluto dare un forte segnale alla città attraverso tre operazioni: presentare le tendenze che hanno proiettato l'arte italiana all’estero, proporre un’artista italiana e dare al museo, fin dalla sua apertura, un respiro internazionale.
La prima prova è stata superata brillantemente con l’allestimento della mostra “Ipotesi di collezione” che vede esposti i maggiori protagonisti delle neoavanguardie degli anni Sessanta e Settanta: da Paolini a Castellani, da Penone ad Anselmo, da Uncini a De Maria.
Esponenti dell’arte povera e della transavanguardia che si sono affermati in ambito internazionale attraverso le sperimentazioni selvagge di quegli anni. Epoca d’oro dell’elaborazione artistica e teorica che ha visto anche Roma al centro del ciclone creativo attraverso performances, contributi nuovi, alleanze e interferenze fra artisti, critici e pubblico.
Si è voluto ricostruire quello spirito attraverso l’occhio attento del fotografo Claudio Abate, che ha interagito con molti dei protagonisti presenti in sala.
Attraverso gli scatti in bianco e nero che ci accolgono nel cortile centrale si restituisce il senso e il “colore” di quegli anni.
Un invito agli attuali addetti ai lavori a ripartire da quelle premesse?
Le tendenze di oggi sono presentate, invece, attraverso l’opera di tre artisti: l’italiana Alessandra Tesi, che con un’installazione ambientale analizza il fenomeno di rifrazione della luce; la fotografa giapponese
Shizuka Yokomizo che con la serie: Dear Stranger scandaglia la dimensione dello spazio privato ed infine l’americano Tony Oursler, cui è dedicato l’intero padiglione esterno, che attraverso la dimensione del video crea un mondo visionario, perturbato, a tratti allucinante.
Da vedere.
Voto
8
|
 |
|