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Maestri a Milano
Gianni Colombo, Il dispositivo dello spazio
Grazia Varisco, Se guardo ascolto lo spazio
Dal 7 febbraio al 26 marzo 2006 alla Rotonda di via Befana a Milano

 




                     di Giovanni Ballerini


Si inaugurano il 6 febbraio 2006 negli spazi della Rotonda di via Besana le mostre dedicate a Gianni Colombo e Grazia Varisco, curate rispettivamente da Marco Scotini e da Jacqueline Ceresoli. Le due esposizioni, distinte ma volutamente affiancate, sono una produzione di Palazzo Reale che, nell’ambito della rassegna Maestri a Milano propongono questo doppio allestimento fino al 26 marzo 2006.

Gianni Colombo (Milano, 1937 - Melzo, 1993) e Grazia Varisco (Milano, 1937), sono fra i più acclamati protagonisti dell’Arte programmata, così battezzata da Bruno Munari. Dopo l’esperienza collettiva all’interno del Gruppo T hanno entrambi proseguito la propria sperimentazione autonomamente. Le mostre, anche se diversamente strutturate, permettono allo spettatore di rilevare analogie e differenze nell’arte di Colombo e Varisco, per la prima volta messi confronto, e vengono presentate in un momento in cui anche altri spazi nazionali e europei ripropongono importanti esposizioni collettive dedicate ad arte ottica e cinetica dal dopoguerra agli anni Settanta.

La mostra dedicata a Gianni Colombo si presenta come la prima ampia rassegna che Milano dedica all’artista, a tredici anni dalla sua scomparsa.

Partendo dal rinnovato interesse verso la figura di Colombo, l’esposizione concentra l’attenzione sul ruolo fondamentale che l’artista ha dedicato al rapporto tra corpo e percezione all’interno del vasto processo di sperimentazione inaugurato dall’arte cinetica negli anni ’50 e ’60. Il percorso privilegia le ricerche condotte da Colombo fino agli anni novanta incentrate sulla progettazione di rigorosi e paradossali ambienti architettonici praticabili. Ambienti che – connotati all’origine luministicamente da flash, proiezioni e lampade di Wood - diventano con gli anni spazi legati a una progettazione, con un diretto impatto fisico di elementi costruttivi che tendono a negare le categorie con cui pensiamo lo spazio e attraverso cui siamo disciplinati dallo spazio stesso.

La sezione della mostra dedicata a Grazia Varisco percorre a ritroso l'itinerario della ricerca dell'artista. Nelle sue opere più recenti (Silenzi, 2005) che accolgono il visitatore della rassegna, in quelle degli anni Novanta (OH, 1996 e Fraktur, 1997) e degli anni Ottanta (Gnomoni, 1984-1986 e Duetti, 1989) si riscontra una particolare attenzione al vuoto come un NON elemento carico di tensione capace di sollecitare l'esperienza percettiva aperta a possibilità di mutazioni e progettualità rinnovata.

Questo allestimento permetterà allo spettatore di seguire la coerenza formale e processuale nell'operare di Grazia Varisco. L’obiettivo è di mettere a fuoco le sue concatenazioni formali-sequenziali-progressive create in rapporto allo spazio per indagare le possibilità del movimento nelle sue tensioni formali. Spesso la ricerca di Grazia Varisco muove dalla quotidianità e si risolve formalmente con la messa in gioco di semplici operazioni come la piega, già elaborata in opere degli anni Settanta quali "Extrapagine", "Meridiana " e "Spazi potenziali". L'operazione della piega consente di smentire, alterare e rendere indecifrabile le convenzioni della geometria e di dilatare l'esperienza dello spazio fisico. La mostra si chiude con le opere degli inizi (Tavole magnetiche, 1959-1960  e Schemi luminosi variabili, 1962) legate agli anni dell'esperienza con il Gruppo T, sottolineando un atteggiamento nel fare arte che coinvolge il pubblico e lo rende partecipe dell'opera.

Nel complesso sono esposte quaranta opere significative, provenienti in parte dalla collezione dell'artista e ed in parte da collezionisti privati fatta eccezione per la grande istallazione Gnom-one-two-three-four (1984) proveniente dal Museo d'Arte Contemporanea Villa Croce di Genova.

Voto 8 

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